«Quello che ci impegniamo a fare lo abbiamo già fatto quando eravamo al governo: azzerare la Fornero, ridurre le tasse e azzerare gli sbarchi. Se ci date una mano, fra un mese cambia il mondo e il Pd per un po’ di anni il governo non lo vede più». Così il leader della Lega, Matteo Salvini, durante un comizio a Frosinone. Certo, sondaggi alla mano, lo scenario più probabile è proprio quello dipinto da Salvini. Ma da parte sua Enrico Letta già prova a riallacciare le relazioni con le parti che lo hanno abbandonato o che sono state allontanate dopo lo strappo con Draghi in una prospettiva post-voto. «Non ho difficoltà a dire che da parte nostra sia più facile dialogare con Calenda e Conte che con Salvini e Meloni, vedremo quale sarà il risultato e poi dialogheremo con quelli con cui è più facile dialogare», ha affermato il segretario democratico a Radio Capital anche se in precedenza aveva provato a mostrare gli artigli: «La legge elettorale ha una parte maggioritaria, per cui in un terzo dei collegi vince solo uno, il primo, il che vuol dire che i piccoli partiti qui non possono eleggere nessuno. A me non piace questa legge, ma questa è. Cancellare con un colpo di spugna immaginario questo non si può: il voto è o di qua o di là, o si vota per una destra con Meloni e Salvini oppure l’unica alternativa che possa competere siamo noi, è un fatto oggettivo». Per il momento, però, le controparti chiamate in causa sembrano rispondere picche. «L’Italia che non cambia. Altro che agenda repubblicana di Draghi. Letta è fermo all’Unione. Tutti contro i “fascisti”. Da Bertinotti (Fratoianni) e Pecoraro Scanio (Bonelli) a Mastella (Casini). Non per governare ma per sopravvivere. Trent’anni e siamo ancora qui», la posizione espressa dal leader di Azione via social. «Sono ormai costretto a rinunciare a comprendere il comportamento del vertice del Pd. Letta non l’ho più capito più da quando abbiamo presentato l’agenda sociale a Draghi, al posto di fedeltà agli italiani ha parlato di fedeltà a Draghi», ha invece sostenuto il leader del M5s a Radio Popolare. Per poi aggiungere: «Se un elettore di sinistra vuole realizzare gli obiettivi di una forza progressista credo che sia addirittura costretto a votare il M5s rispetto all’offerta corrente. Siamo la forza più progressista, è evidente».