Discorso tra gli applausi del premier al Meeting di Rimini: «Ce la faremo con qualsiasi governo». Ma nel Terzo Polo e nel Pd è corsa a intestarsi la sua “agenda”

«Abbiamo dimostrato che l’Italia è un grande paese. Ce la farà con qualsiasi governo. Ora invito tutti ad andare a votare, non importa quale colore caratterizzerà il prossimo governo, ce la faremo come ce l’abbiamo sempre fatta». Al Meeting di Rimini, la kermesse di Comunione e Liberazione, l’accoglienza per il premier Mario Draghi è stata particolarmente calorosa (nel gioco dell’applausometro che molti nelle ultime ore hanno evidenziato è una “sfida” con quella riservata ieri a Giorgia Meloni), ma il suo discorso è divenuto immediatamente un terreno da “resa dei conti” nel perimetro del centrosinistra. Si passa dal commento del leader del Terzo Polo, Carlo Calenda («Questa persona, il suo impegno, il suo metodo, la sua autorevolezza non possono andare perduti. E noi ci batteremo con le unghie e con i denti affinché non accada»), a quello “rancoroso” di Enrico Letta («Ascolto il discorso di grande orgoglio italiano ed europeo di Draghi a Rimini. E poi penso che Salvini, Berlusconi e Conte si sono aggiunti il 20 luglio a Meloni per farlo cadere»), passando infine per quello più duro di Matteo Renzi («Tutti applaudono Draghi, bravi. Ma il 25 settembre gli altri sostengono chi lo ha mandato a casa: la destra di Meloni e Salvini, la sinistra di Fratoianni, i 5Stelle di Conte. Gli unici coerenti a sostegno di Draghi siamo stati e saremo solo noi»). Per dirla altrimenti, il discorso del premier si è trasformato immediatamente in una corsa all’intestazione della sua fantomatica agenda. Che lo stesso Draghi, però, ancora una volta – come se non fosse già abbastanza sottolineare che «l’Italia ce la farà con qualsiasi governo» –, ha stigmatizzato: «L’agenda sarà scelta dagli italiani. Mi auguro però che i partiti sappiano dialogare tra loro, è fondamentale per ritrovare la coesione». Il premier ha poi affrontato diversi temi nel corso del suo intervento al Meeting di Rimini. «Quello attuale – ha ricordato – è un momento assai complesso per l’Italia e per l’UE, dalla pandemia, lunga e dolorosa, che sembrava incontenibile, alla guerra, con il rischio di un disastro nucleare e di fronte a una brutale aggressione, per non parlare della crisi nello Stretto di Taiwan. La politica è stata chiamata a dare risposte forti di fronte a una cittadinanza in grande sofferenza». Quanto all’emergenza energetica, il premier ha affermato che «abbiamo trovato nuovi fornitori, abbiamo diversificato le importazioni, dall’Algeria all’Azerbaigian. Ci renderemo presto indipendenti anche in questo settore, magari con due nuovi gassificatori entro il 2024. Nel 2021 il 40% era importato dalla Russia, ora siamo alla metà. Il tetto al livello dei prezzi – ha poi aggiunto – è necessario, anche se non sono tutti d’accordo».