Dopo la pandemia, il lavoro agile potrebbe tornare in auge contro il caro-energia

Lo smart working, che per un momento sembrava destinato ad andare se non in soffitta, quanto meno a rientrare nella norma, potrebbe ritrovare nuovo vigore nei prossimi mesi, questa volta come misura per contrastare gli enormi costi energetici derivanti dall’incremento dei prezzi dei carburanti, dell’elettricità e del gas. Se con la pandemia il ricorso al lavoro agile aveva permesso alle imprese e alla pubblica amministrazione di assicurare comunque un certo livello di produzione e di servizi, ora lo stesso potrebbe rivelarsi uno strumento di contenimento dei costi per tante aziende, comprese quelle del trasporto pubblico locale alle prese con la difficile quadratura dei conti. L’adozione di una o due giornate di lavoro agile a settimana permetterebbe alla singola azienda di avere un risparmio fino al 20% dei costi energetici, con la possibilità peraltro di riconoscere ai propri dipendenti un bonus sotto forma di welfare aziendale, come previsto dal decreto Aiuti-bis. Intanto, con l’introduzione dell’articolo 41-bis al decreto-legge 73/2022 trova conferma la modalità semplificata per le comunicazioni che il datore di lavoro deve inoltrare al ministero del lavoro in caso di ricorso allo smart working. Gli accordi individuali non andranno allegati alla comunicazione, fermo restando che il datore di lavoro dovrà comunque sottoscriverli con i dipendenti coinvolti nella modalità organizzativa.