Accuse ai servizi segreti ucraini, Kiev nega

In centinaia hanno partecipato ai funerali di Darya Dugina, figlia di Alexander Dugin, il filosofo a lungo considerato l’ideologo di Vladimir Putin, uccisa in un attentato nella regione di Mosca sabato scorso. Molti dei partecipanti alla cerimonia hanno portato fiori nel centro televisivo Ostankino dove il ritratto della donna è stato esposto su una bara aperta. «È morta per il popolo, per la Russia, al fronte. Il fronte è qui» e la sua morte è avvenuta a causa di «un atto di terrorismo del regime nazista ucraino», ha affermato Dugin all’inizio della cerimonia. Ieri l’intelligence russa ha reso noto che a far esplodere a distanza l’ordigno esplosivo sull’auto della giornalista sono stati i servizi segreti ucraini, attraverso Natalia Vovk, una donna ucraina arrivata in Russia il 23 luglio e uscita dal paese dalla regione Pskov, da dove poi ha raggiunto l’Estonia. Una ricostruzione che Kiev, però, continua a negare, piuttosto rivolgendo a sua volta accuse a Mosca per cui l’esecuzione sarebbe stata perpetrata «dai servizi segreti russi» e «l’Ucraina non ha nulla a che fare» con l’accaduto. Oggi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha partecipato alla Giornata della Bandiera nazionale. «La bandiera blu e gialla dell’Ucraina tornerà a sventolare dove è la sua casa. Dove dovrebbe sventolare di diritto: in tutti gli insediamenti dell’Ucraina occupati temporaneamente», ha dichiarato. Oggi a Kiev visita del presidente polacco Andrzej Duda. Intanto l’ambasciata statunitense a Kiev ha riferito nelle ultime ore che «il Dipartimento di Stato ha informazioni sul fatto che la Russia potrebbe rafforzare gli attacchi contro le infrastrutture civili e governative ucraine nei prossimi giorni».