di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Buone notizie dal settore del turismo, dopo la crisi degli anni della pandemia. Ora, però, serve un piano. Anche se, come ribadiamo sempre, occorre innanzitutto sostenere il settore manifatturiero e rafforzare gli asset strategici per mantenere vivo il nostro sistema economico-sociale, non possiamo, allo stesso tempo, dimenticare l’importanza, per un Paese come l’Italia, dato l’inestimabile patrimonio naturale e culturale, del settore del turismo, che genera lavoro per 1,8 milioni di persone, di cui circa 1,3 milioni di lavoratori dipendenti e contribuisce al Pil nazionale per più del 6%. Un settore che quest’anno, nonostante gli strascichi della pandemia, la guerra in Ucraina, il clima di insicurezza internazionale, l’inflazione galoppante, sta comunque ottenendo buoni risultati. Anche per effetto della riscoperta del turismo nazionale, preferito dalla stragrande maggioranza dei viaggiatori italiani, forse a causa dei mutamenti culturali generati dal Covid, che hanno reso appetibili destinazioni considerate più vicine e più sicure: nel confronto europeo ora l’Italia è il Paese nel quale è minore la quota di turisti che scelgono mete estere, con una netta prevalenza del turismo di prossimità. A questo dato, va poi aggiunto l’alto numero di viaggiatori stranieri che si dirigono verso il Belpaese. Per fare in modo che questa tendenza positiva diventi strutturale non basta affidarsi alle bellezze dei panorami nostrani: serve un piano di sviluppo per il futuro. Fondamentale investire in infrastrutture e trasporti, che rendano semplice raggiungere le varie destinazioni, un’operazione necessaria non solo per il settore, ma per tutto il nostro sistema economico e sociale. Altrettanto importante puntare su una doverosa manutenzione e riqualificazione del territorio, per ragioni di sicurezza ambientale e per migliorare l’offerta; anche stavolta non ne beneficerebbe il solo settore turistico. Necessario puntare sulla digitalizzazione, sia dal punto di vista infrastrutturale che da quello culturale per modernizzare l’offerta e conquistare nuove quote di mercato. Dal punto di vista del lavoro, occorre un sistema di istruzione e formazione adeguato che prepari nuove leve qualificate nel settore, da impiegare con un doveroso rispetto delle regole da parte degli imprenditori, aiutando le aziende virtuose anche attraverso una lotta più efficace alla concorrenza sleale ed al lavoro nero. Rivedere le regole che non vanno, compreso un sistema fiscale penalizzante, oltre al peso della tassazione sul lavoro che resta un ostacolo ad una maggiore e migliore occupazione nel settore, si pensi, ad esempio, alle tassazioni tarate sulla superficie delle strutture piuttosto che sul reddito effettivo. Insomma, occorre un impegno complessivo affinché uno dei fiori all’occhiello della nostra economia possa sviluppare appieno e nel modo migliore tutte le proprie potenzialità, nel rispetto di imprese e lavoratori.