di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Ogni tanto, precisamente ad ogni scadenza elettorale, torna l’idea di ricostituire il “centro”. Anche se questo posizionamento politico in Italia è andato perduto, nella sostanza, con la fine della Prima Repubblica e la scomparsa della Democrazia Cristiana. Parliamo quindi di una trentina d’anni fa. Poi, a dirla tutta, gli unici a non rientrare nella logica del bipolarismo sono stati esclusivamente i primi 5 Stelle, quelli che si dicevano “né di destra né di sinistra”. Quel tentativo, che pure aveva raccolto molti consensi, è però naufragato, precisamente quando il movimento grillino – dopo l’esperienza del Conte Uno, il governo con la Lega nato a suon di contratti scritti, ognuno mantenendo la propria autonomia – ha deciso, con la nascita del Conte Due, di allearsi senza “contratti di governo”, ma in modo strutturale, con la sinistra. Rientrando pienamente, quindi, nell’alveo bipolarista della Seconda Repubblica. Oggi quell’alleanza sembra in crisi, ma i 5 stelle continuano a definirsi “progressisti”, posizionandosi, anzi, a “sinistra del Pd”. Quindi una possibile alleanza di ritorno coi Dem non è da escludere. In questi giorni sentiamo parlare, da parte dell’ex segretario del Pd Renzi, che vorrebbe coinvolgere l’europarlamentare in quota Pd Calenda, di un nuovo “terzo polo”. Dopo quello dei “descamisados” grillini (così, almeno, si presentavano), stavolta si tratterebbe di una formazione in “giacca e cravatta” ispirata nientemeno che dalla fantomatica “Agenda Draghi”. Quindi, diciamo, posizionabile a “destra del Pd”. Questi nuovi poli, quello “contiano” come il secondo “draghista”, convincono poco, perché sembrano un po’ troppo cuciti sulla volontà di colmare le lacune elettorali del Pd stesso, posizionandosi un po’ qua e un po’ là per raccogliere i consensi mancanti al partitone di Letta e portarli poi in dote alla solita sinistra, una volta richiuse le urne. La vecchia “balena bianca” era tutt’altra cosa, con pregi e difetti che quelli più in là con gli anni ricorderanno bene. Il suo posizionamento di “centro” non era uno spot elettorale, ma frutto di una visione molto chiara, in termini economici, politici e valoriali: dalla parte occidentale dell’allora cortina di ferro, ma distinguendosi dal modello capitalista americano in una visione di economia sociale di mercato improntata sulla dottrina della Chiesa, uno schieramento nettamente atlantista, che però non esimeva dalla ricerca di una collaborazione con gli altri Stati del Mediterraneo, un impianto valoriale improntato su principi nettamente ed orgogliosamente cattolici, pur ovviamente nel rispetto della libertà religiosa. Qualcosa di ben diverso rispetto ad ogni autoproclamato “terzo polo” odierno. Per creare un’alternativa credibile rispetto ai due principali schieramenti in lizza, occorre una vera equidistanza da entrambi e soprattutto una forte identità politica.