di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Per il 50,7% dei giovani la scuola non serve a trovare lavoro, questo il risultato di uno studio Eures-Cng di cui ha parlato oggi il Sole 24 Ore. I ragazzi hanno infatti giudicato “poco” o “per niente” utile la propria formazione scolastica nel trovare e poi svolgere un’occupazione. Innegabile il fatto che queste valutazioni dimostrino una profonda disconnessione fra sistema di istruzione e mondo del lavoro, tale da rendere necessaria una riflessione. Si registra, analizzando i dati, una dicotomia fra percorsi che garantiscono buoni sbocchi occupazionali, la formazione specifica sulle nuove tecnologie o quella fornita da determinati studi universitari che permettono l’accesso a professioni qualificate, ed altri che invece si rivelano meno utili, il 23% dei lavoratori non qualificati dichiara, infatti, inutile ai fini occupazionali il proprio percorso formativo. Emerge, poi, anche un altro elemento non secondario: il 42,8% dei giovani – poco meno della metà – considera la libera professione e il lavoro in proprio come l’aspirazione principale, la “dimensione” più adatta al soddisfacimento delle proprie aspirazioni personali e professionali. Solo di seguito gli obiettivi legati all’assunzione come dipendenti in grandi imprese private, per il 23,5%, oppure nella Pubblica Amministrazione, per il 16,4%, o in una PMI, solo per il 6,2%. Certo, questo dato potrebbe testimoniare la voglia dei giovani di costruire qualcosa di autonomo, ma resta il dubbio, piuttosto fondato, che il desiderio di indipendenza nasconda il timore di non trovare una posizione stabile ed economicamente vantaggiosa nell’ambito del lavoro dipendente, la difficoltà ad accedere a posti di lavoro strutturati, nel pubblico o nel privato. La libera professione, quindi, come tentativo di risposta ad un mondo del lavoro poco “accogliente” per le nuove generazioni, costrette, di conseguenza, a provare a costruirsi da sole un futuro migliore. Un progetto, però, difficile da tradurre in realtà creando un lavoro autonomo effettivamente stabile e remunerativo. Tanto che nella fascia di età più adulta, tra i 30 ed i 35 anni, torna a prevalere, col 53,5%, l’aspirazione ad un lavoro subordinato. Ed ecco che tornano alla ribalta, anche alla luce dei risultati di questa come di altre ricerche, i principali temi riguardanti la “questione giovanile”. Un mondo del lavoro che sembra ormai saturo e poco disponibile al ricambio generazionale, a causa dell’innalzamento dell’età pensionabile e delle tasse che gravano sul lavoro, e che, salvo per i più e meglio formati, lascia a disposizione della gran parte dei giovani solo posizioni poco soddisfacenti. Un sistema di istruzione e formazione da ripensare, per renderlo più coordinato rispetto alle effettive esigenze del sistema produttivo. Ad esempio, ne parla sempre il Sole, portando a compimento entro l’inizio dell’anno scolastico, alle porte, i provvedimenti attuativi necessari a rendere operativa la riforma degli Its.