La soglia di reddito è fissata a 35mila euro lordi; il nodo sui conti del 2023

Come ultimo provvedimento urgente, il presidente del Consiglio dei ministri uscente, Mario Draghi, si aspettava probabilmente una accoglienza più fragorosa per il decreto-legge Aiuti bis, che, viceversa, è stato giudicato con freddezza dai leader sindacali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Seppure il volume di risorse stanziate appare simile a quello di qualche legge di bilancio degli anni precedenti al Covid-19, ciò che non ha convinto i sindacati è stata la mancanza di una strategia complessiva, quasi una replica degli atti degli ultimi mesi dell’esecutivo Conte bis. Fra le misure contenute nel decreto-legge Aiuti bis, vi è l’anticipo della rivalutazione degli assegni pensionistici rispetto alla naturale scadenza di gennaio. La misura interesserà circa 12,6 milioni di pensionati, pari a poco meno dell’87% degli assegni erogati. Fuori dal beneficio, restano quasi due milioni di pensionati. Come per il bonus di 200 euro, il governo, anche in questo caso, ha preso come parametro i 35mila euro lordi annui, con una sorta di clausola di tolleranza che alza l’asticella di circa 700 euro lordi. I primi effetti della rivalutazione anticipata si avranno già ad ottobre nella misura del 2%, una cifra comunque inferiore rispetto all’impatto effettivo dell’inflazione sul potere d’acquisto delle pensioni in essere. Chi vincerà le elezioni, dovrà quindi preoccuparsi di trovare ulteriori risorse.