Il sacrificio dei nostri connazionali emigrati nella “Giornata nazionale del Lavoro Italiano nel Mondo”
di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Oggi ricorre l’anniversario della tragedia di Marcinelle, località belga nella quale, nel 1956, morirono 262 minatori tra i quali 136 italiani. Una data scelta per ricordare simbolicamente, attraverso la “Giornata del Sacrificio del Lavoro Italiano nel Mondo” non solo i caduti di Marcinelle, ma anche tutti gli altri nostri connazionali che, a causa delle difficili condizioni economiche ed occupazionali che offriva il nostro Paese, emigrarono all’estero, contribuendo con il loro sacrificio ed il loro duro lavoro alla crescita da una parte dell’Italia, dall’altra degli Stati che li ospitavano: il Belgio come altri Stati europei, le Americhe, l’Australia. Spessissimo vivendo in condizioni estreme di sfruttamento, anche a causa della mancanza di un adeguato supporto da parte della Madrepatria: nella tragedia di Marcinelle, ad esempio, l’accordo “uomini contro carbone”, siglato nel 1946 tra la nuova Repubblica Italiana ed il Belgio, stabiliva l’invio nel nostro Paese di carbone in cambio di manodopera italiana, necessaria ai belgi e tuttavia accolta in pessime condizioni di vita e di lavoro. Con tanti nostri connazionali disposti ad accettare tale sfruttamento per riuscire ad ottenere il necessario per sé e per le proprie famiglie, anche a costo della vita. Noi dell’Ugl abbiamo celebrato questa ricorrenza, come doverosamente facciamo ogni anno, stavolta attraverso la presenza di una nostra delegazione nella miniera “Bois du Cazier” nella quale avvennero i fatti e dove oggi si è svolta l’annuale commemorazione. Un ricordo da tenere sempre alla mente. Per onorare i caduti, ma anche per comprendere, per il presente e per il futuro, la necessità di offrire sempre a tutti i lavoratori condizioni dignitose dal punto di vista salariale e del rispetto della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, affinché possano “lavorare per vivere”. Ed anche per sottolineare il dovere di garantire ai nostri giovani condizioni di sviluppo tali in Italia da non doverli forzare all’emigrazione, come, invece, anche se in un contesto differente, ancora oggi avviene. Infine, ma certo cosa non meno essenziale, per ribadire l’importanza di avere una nazione abbastanza forte economicamente e sovrana politicamente da essere in grado di difendere i propri cittadini, all’interno come all’esterno dei propri confini. Questo, e non altro sul quale non vale neanche la pena di soffermarsi, il significato profondo di questa giornata di ricordo e di impegno, nel nome dell’Italia.

I fatti

8 agosto 1956: nella miniera di carbone Bois du Cazier di Marcinelle, in Belgio, un incendio, scatenato dal una scintilla elettrica, si sviluppa rapidamente saturando di fumo le gallerie e provocando la morte della gran parte dei lavoratori presenti: 262 su 275. Delle vittime, 136 sono immigrati italiani. La terza tragedia del lavoro italiano nel mondo per numero di lavoratori rimasti uccisi, dopo quelle di Monongah e Dawson negli Usa, che provocarono rispettivamente 171 (ma il conteggio è approssimato al ribasso) e 146 vittime italiane.