La politica dei “due forni” del segretario Pd non funziona e salta l’alleanza appena nata con Calenda. Coalizione in disfacimento per il centrosinistra. Impossibile tenere nello stesso schieramento i moderati di Azione e l’estrema sinistra

Non sono bastati i soliti appelli all’unione per “fermare le destre”, puntando esclusivamente sulla demonizzazione dell’avversario, per costruire un’alleanza solida ed estesa di centrosinistra. Carlo Calenda ha infatti deciso di ritirarsi dall’alleanza appena costituita con il Partito Democratico, dopo l’accordo separato stilato da Enrico Letta con Bonelli e Fratoianni. Troppo diverse le idee. Da un lato c’è chi si dichiara continuatore della cosiddetta “agenda Draghi”, ovvero liberismo e moderatismo, dall’altro formazioni che mai hanno votato la fiducia all’Esecutivo uscente ed improntate su principi e proposte di estrema sinistra. Un’operazione di chiarezza da parte dello stesso Calenda, per evitare di presentare agli italiani una coalizione talmente eterogenea da non poter garantire unità e compattezza una volta eletta, ma che ha sparigliato il castello di carte faticosamente costruito dal segretario del Pd a poco più di un mese dal voto, generando parecchi malumori fra i Dem. Un divorzio visto invece come una «opportunità straordinaria» dal leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che così potrebbe avere maggiori chance di riuscire a creare un “terzo polo” di centro, se dovesse riuscire l’operazione di apparentamento, oltre che con la Lista Civica Nazionale di Pizzarotti, anche con Azione di Calenda. Infine, sempre nell’ambito dello schieramento progressista, sembra impraticabile un ritorno all’alleanza “giallorossa” o “giallorosa” che aveva dato vita al governo Conte Due, ovvero l’ingresso nella coalizione guidata da Letta del Movimento 5 stelle, ipotesi esclusa da entrambe le parti. Ancora mancano diverse settimane al voto e, in un mondo politico italiano che ultimamente ci ha abituato a continui colpi di scena, niente può essere escluso, ma al momento le manovre per la creazione di un’alleanza elettorale di centrosinistra ampia, il “campo largo”, sono state disastrose.