Resta il doppio nodo delle risorse disponibili e dei troppi vincoli alle assunzioni

Alla fine, la pre-intesa è stata raggiunta; ora, espletato l’iter di verifica della sostenibilità dei costi, i dipendenti degli enti locali possono prepararsi a festeggiare il rinnovo del contratto collettivo, anche se, è bene ricordare, il rinnovo del contratto è relativo al triennio 2019-2021, per cui siamo davanti a qualcosa già formalmente scaduto, prima ancora di andare in vigore. Comunque sia, la pre-intesa raggiunta all’Aran prevede aumenti medi a regime compresi fra circa 82 euro e poco meno di 105 euro, con arretrati, calcolati fino a luglio 2022, da un minimo di quasi 1.500 euro ad un massimo di oltre 2.770 euro. Con il contratto, viene recepita anche la disposizione contenuta nel decreto-legge 80/2021 in materia di ordinamenti professionali dei comparti pubblici, una disposizione strettamente connessa alla attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. In buona sostanza, si aprirà una finestra fino al 31 dicembre 2025 all’interno della quale sarà più semplice attuare percorsi di progressione verticale, pure in deroga al possesso dei titoli di studio, ma tenendo comunque conto delle risorse stanziate con la legge di bilancio per il 2022 e con le ordinarie facoltà assunzionali. Sempre nella parte normativa, è previsto l’inserimento di specifiche sezioni per valorizzare alcune professionalità presenti nel comparto, dall’educativa alla sanità, passando per le ordinistiche.