Il punto dell’Istituto Superiore di Sanità. Certificati 94 casi da inizio giugno

Sono più che raddoppiati, secondo quanto reso noto dall’Istituto superiore di Sanità, i casi umani di infezione da West Nile Virus nell’ultima settimana di sorveglianza. In tutto, da inizio giugno 2022 sono stati certificati 94 casi in Italia, di cui 55 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva, 19 casi hanno manifestato febbre, mentre 19 sono stati identificati perché donatori di sangue. Il primo caso di infezione in un soggetto umano è stato segnalato a Padova nel mese di giugno e da allora sono stati notificati sette decessi di casi confermati. Ad oggi, ricorda l’ISS, «non esiste un vaccino per la febbre West Nile. Attualmente sono allo studio dei vaccini, ma per il momento la prevenzione consiste soprattutto nel ridurre l’esposizione alle punture di zanzare». Ma cos’è il West Nile Virus? Come spiegano gli esperti p un virus della famiglia dei Flaviviridae isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, nel distretto West Nile, ed è in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America. Il mezzo principale di trasmissione all’uomo è la puntura di zanzare, nella maggior parte dei casi del tipo Culex), ma sono state documentate anche infezioni da trapianti di organi, trasfusioni di sangue e la trasmissione madre-feto in gravidanza. I sintomi più comuni solo mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati e sfoghi cutanei. Sintomi che possono durare pochi giorni e in casi rari qualche settimana, anche a seconda dell’età dell’infetto. Negli anziani e delle persone debilitate i sintomi possono essere più gravi, avverte l’Istituto.