La risposta di Pechino alla visita di Nancy Pelosi. Taipei: «Non cerchiamo l’escalation, ma non ci fermiamo quando si tratta della nostra sicurezza e sovranità»

«Sono gli Stati Uniti che hanno provocato i guai, la crisi e che continuano ad aumentare le tensioni». Così il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi. La dichiarazione è una risposta al G7 che nella giornata di ieri aveva chiesto alla Cina di evitare un’«aggressiva attività militare» per il rischio di un’«escalation non necessaria» e di «non cambiare unilateralmente lo status quo con la forza». Ma la visita di Nancy Pelosi a Taiwan, due giorni fa, ha innescato la reazione (peraltro attesa) di Pechino. «Non è una difesa della democrazia e della libertà, ma una provocazione e una violazione della sovranità e dell’integrità territoriale della Cina», la posizione cinese riguardo l’iniziativa della speaker della Camera statunitense. E nelle scorse ore il ministero della Difesa di Taiwan ha confermato il lancio di «diversi missili balistici» da parte dell’Esercito popolare di liberazione a partire dalle 13.46 locali (7.46 in Italia) nelle acque nordoccidentali e sudoccidentali dell’isola. In altre parole, come annunciato, la Cina ha avviato le esercitazioni militari attorno a Taiwan, che ritiene parte «inalienabile» del suo territorio. «Tutti i missili hanno colpito il bersaglio con precisione», ha annunciato il Comando orientale dell’Esercito Popolare di Liberazione. Le operazioni dovrebbero proseguire fino all’8 agosto, mentre in precedenza la Cina si era già mossa ai danni delle autorità di Taiwan, sospendendo l’importazione di diverse tipologie di prodotti dall’isola. «Non cerchiamo l’escalation, ma non ci fermiamo quando si tratta della nostra sicurezza e sovranità. Sosterremo il principio di prepararsi alla guerra senza cercare la guerra e con l’atteggiamento di non intensificare i conflitti e non causare controversie», ha invece comunicato il ministero della Difesa di Taipei. L’Unione europea, tramite il capo della diplomazia di Bruxelles, Josep Borrell, ha condannato le «esercitazioni militari mirate» della Cina attorno all’isola di Taiwan, osservando che la visita della speaker della Camera americana Nancy Pelosi sull’isola non può ritenersi una motivazione valida. «Non c’è alcuna giustificazione per usare una visita come pretesto per un’attività militare aggressiva nello Stretto di Taiwan», ha scritto Borrell su Twitter.