La visita a Taiwan di Nancy Pelosi, speaker della Camera Usa, resta un motivo di crescenti tensioni tra Cina e Stati Uniti. L’arrivo di Pelosi sull’isola dopo la partenza dalla Malaysia (nelle prossime ore incontrerà le autorità locali) è uno scenario che Pechino non gradisce, reputandolo una grave ingerenza nei propri affari interni (la Cina considera Taiwan parte inalienabile del suo territorio). La portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, ha oggi criticato quella che all’inizio sembrava essere solo un’ipotesi, sottolineando che Pechino e Washington «hanno mantenuto i contatti a livelli diversi», nella speranza che «i funzionari americani capiscano l’importanza e la sensibilità del problema e quanto possa essere pericoloso». Ma, ha anche aggiunto la portavoce, gli Stati Uniti «si assumeranno la responsabilità e pagheranno il prezzo per aver minato la sovranità e gli interessi della Cina». «Sono gli Stati Uniti i responsabili delle provocazioni che hanno portato a un aumento delle tensioni nello Stretto di Taiwan», la conclusione della parte cinese. Nella notte la Cina ha sospeso l’import di beni alimentari da oltre 180 imprese di Taiwan in quella che sembra una prima ritorsione contro la visita di Nancy Pelosi. Inoltre stamattina i media hanno riferito di aerei da guerra cinesi avvistati sulla linea mediana dello Stretto di Taiwan. Da parte sua, il ministero della Difesa di Taipei ha riferito della preparazione «meticolosa» di «vari piani e truppe adeguate» che «saranno inviate per rispondere in linea con i regolamenti di risposta alle situazioni di emergenza e alla minaccia posta dal nemico».