di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

La campagna elettorale sta entrando sempre di più nel vivo, mancano meno di due mesi all’appuntamento con le urne, ma buona parte dell’attenzione della politica, così come dei mass-media, sembra ancora concentrata sulla questione delle alleanze, o meglio, dei cartelli elettorali, più che su programmi e proposte. Soprattutto a sinistra, va detto, mentre il centrodestra in questa fase appare più compatto e coeso. In ogni caso su molti temi c’è ancora troppa incertezza. Certo, la “campagna d’agosto” ha colto di sorpresa, ma ora è il momento di parlare chiaro agli italiani e stabilire su quali basi programmatiche chiedere il voto. I temi da trattare sono tanti e tutti importanti, dalla questione energetica all’inflazione, dalle politiche sociali a quelle internazionali. E poi c’è tutto il dossier che riguarda il mondo del lavoro. Le sfide che il mondo del lavoro si troverà ad affrontare nei prossimi mesi saranno cruciali e richiedono una visione strategica a lungo termine. Gli italiani hanno bisogno di lavorare in modo stabile e dignitoso e i dati più recenti, che pure parlano di un generale aumento dell’occupazione, salita al 60,1%, con una contemporanea flessione del tasso di inattività, scesa al 34,5%, ed un tasso di disoccupazione stabile all’8,1%, non sono certo sufficienti a “cantare vittoria”. Non solo perché si tratta di numeri su base mensile e quindi soggetti ad oscillazione, ma anche perché non forniscono un’adeguata tranquillità: basti pensare, infatti, alla questione giovanile, con la disoccupazione che continua ad aumentare in questa fascia d’età arrivando al 23,1%. Al Paese occorre un piano strutturato per il lavoro, che comprenda una visione di sviluppo economico, politiche industriali ed energetiche. E che, nello specifico delle questioni più urgenti, chiarisca il punto di vista delle coalizioni in lizza su temi fondamentali come il futuro del reddito di cittadinanza e le politiche attive del lavoro, il salario minimo legale e la contrattazione collettiva, il peso del fisco sul costo del lavoro, il sistema previdenziale e le riforme da realizzare rispetto all’impianto Fornero, per dirne alcuni. La cittadinanza deve avere un quadro preciso in merito a cosa la politica intenda fare su questi ed altri temi all’ordine del giorno. Dal nostro punto di vista, bisogna avere innanzitutto il coraggio di tornare a valorizzare le competenze e la formazione rivedendo radicalmente un paradigma culturale fondato su bonus e sussidi a pioggia che non incentiva la creazione di nuovi posti di lavoro. Così come riteniamo indispensabile il rafforzamento del sistema della contrattazione collettiva e la definizione di un nuovo modello di relazioni industriali basato sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, come prevede l’art. 46 della Costituzione. Lo diciamo da sempre e lo consideriamo ancor più indispensabile nel contesto attuale. Poi un consistente taglio del costo del lavoro, assieme ad una maggiore flessibilità in uscita per superare la Fornero. Questi i nostri punti, a disposizione, in spirito propositivo, della politica, nell’interesse del Paese e degli italiani.