Il Pd di Enrico Letta alle prese con complicate alleanze, raggiunto l’accordo con Calenda e +Europa. A meno di due mesi dal voto non è ancora pronta una coalizione ampia alternativa al Centrodestra

Al momento, l’unico minimo comune denominatore a sinistra sembra essere la volontà di “non consegnare il Paese alle destre”, un collante però non sufficiente al fine di creare una coalizione ampia e unitaria da presentare alle urne. Anche perché, oltre allo spauracchio “sovranista”, ben poco accomuna partiti e partitini che dovrebbero allearsi col Pd. È stato raggiunto un accordo con Calenda, tuttavia se al centro, da +Europa ad Azione, le idee politiche e le proposte sarebbero improntate sulla cosiddetta “agenda Draghi”, ovvero un’impostazione liberista e moderata, lo stesso non può dirsi per altre formazioni progressiste. Come Leu di Speranza, SI di Fratoianni, ma soprattutto un Movimento 5 stelle di Conte, dato al 10% dei consensi, che rivendica un approccio orientato al sociale, ormai posizionabile “a sinistra del Pd” anche per l’atteggiamento “pacifista” sulla guerra in Ucraina e sull’invio di armi a Zelensky. Visioni profondamente diverse, che si traducono in proposte difformi, si pensi anche alla questione RdC, per dirne una. Non solo antipatie personali, quindi, ma idee inconciliabili. Se per Calenda risulta impossibile allearsi con chi abbia affossato il governo uscente, Conte risponde che a quella di Draghi preferisce “l’agenda per i cittadini” e che il “campo largo è un campo di battaglia”. E Renzi pensa a correre da solo restando alternativo, almeno nelle urne, tanto al Centrodestra quanto al Pd. Resta un campo ormai piuttosto “ristretto” e un rebus di alleanze difficile da risolvere per Enrico Letta, tessitore negli ultimi anni di un’alleanza strutturale con un movimento pentastellato che si riteneva “normalizzato” ideologicamente ed abbastanza solido dal punto di vista della forza elettorale. Un’unione ormai evaporata, tra la costante perdita di consensi dei grillini e la scissione fra gli ortodossi di Conte, che potrebbero forse anche recuperare Di Battista, e i moderati di Di Maio.