I partiti ancora non sciolgono le riserve, ma il centrodestra è più avanti

Il tema delle pensioni, inevitabilmente, sarà fra quelli maggiormente dibattuti anche nella pur breve campagna elettorale. Nonostante le sollecitazioni più volte arrivate da Cgil, Cisl, Uil e Ugl, il presidente del Consiglio dei ministri uscente, Mario Draghi, non ha mai pienamente chiarito quali fossero le intenzioni del governo in vista della scadenza del 31 dicembre prossimo, quando andranno in soffitta Quota 102, Ape sociale e Opzione donna, con il conseguente ritorno a pieno regime della Fornero. Al momento, non tutti i partiti hanno già formalizzato la loro proposta. La Lega insiste da tempo su Quota 41, soglia che può scendere fino a 39 anni di contributi per valorizzare la maternità. Fratelli d’Italia sarebbe d’accordo, come pure Forza Italia che, però, centra molto l’attenzione sul potere d’acquisto delle pensioni in essere, in particolare di quelle al minimo. Sul versante del centrosinistra, le posizioni appaiono molto più variegate, con le formazioni di Calenda e Renzi che spingono per la Fornero e il Partito democratico che sembra guardare alla vecchia proposta di Damiano con un meccanismo di penalizzazione diretta in caso di uscita anticipata, rispetto ad una determinata soglia, individuata verosimilmente a 64 anni. Il Movimento 5 Stelle, da par sua, sostiene le proposte formulate dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico; pure in questo caso sono previsti tagli agli assegni.