L’analisi di S&P Global. Male anche l’attività dell’Eurozona: PMI a 49.8 punti

S&P Global ha confermato la stima preliminare: a luglio l’attività manifatturiera italiana si è contratta per la prima volta dal giugno del 2020, facendo registrare un calo dell’indice PMI a 48.5 punti dai 50.9 di giugno. «A luglio, il settore manifatturiero italiano ha affrontato nuove sfide – ha spiegato Lewis Cooper, Senior Economist di S&P Market Intelligence -, con un peggioramento della salute del settore per la prima volta da giugno 2020, a causa di un nuovo calo della produzione industriale e del più forte crollo dei nuovi ordini dall’apice delle misure di contenimento della pandemia da COVID-19 nell’aprile 2020». In particolare, la diminuzione dei nuovi ordini di luglio risulta essere la più rapida degli ultimi due anni e ha interessato sia il mercato interno che quello estero. Nel frattempo anche l’indice PMI dell’Eurozona è sceso in zona contrazione, attestandosi a 49.8 punti dai 52.1 del mese precedente. Oltre l’Italia, anche Germania e Francia hanno riportato letture inferiori ai 50 punti: rispettivamente 49.3 (49.2 la stima flash) e 49.5 (49.6 la stima flash). Secondo le aziende intervistate nel corso dell’indagine, a frenare l’operatività industriale sono state ancora una volta la carenza riscontrata nelle forniture, l’inflazione e «i livelli sufficienti di scorte dei clienti, dovuti a precedenti sforzi di accumulo». «L’industria manifatturiera dell’Eurozona – ha spiegato Chris Williamson, CBE di S&P Global – sta sprofondando in una crisi sempre più marcata, aumentando il rischio di recessione della regione. I nuovi ordini stanno già calando a un ritmo che, escludendo i mesi di blocco per la pandemia, è il più forte dalla crisi del debito del 2012, e ci si può ancora aspettare di peggio.