Conte: «Con il Pd per il futuro non escludo un dialogo, non un’alleanza». Mara Carfagna sceglie Azione, Tajani: «Qualche mese fa Calenda diceva che era incompatibile»

Ai big del Movimento, Giuseppe Conte ha riferito di un Beppe Grillo «irremovibile» sul punto. Così è deciso: non ci sarà alcuna deroga al tetto dei due mandati. Anticipata dapprima dall’Adnkronos, la soluzione impedirà ad alcuni tra i volti storici del M5s – quali Roberto Fico, Paola Taverna, Vito Crimi, Alfonso Bonafede, Fabiana Dadone, Federico D’Incà e Danilo Toninelli – di ricandidarsi. Tutto bene quel che finisce bene? Non proprio, perché le cronache politiche delle ultime ore già raccontano di ulteriori, crescenti malumori nel Movimento, specialmente tra chi ormai lo considera a tutti gli effetti “il partito di Conte”. L’ex premier stamattina era intervenuto a Rtl 102.5, per rimarcare quella che sarà la strada del M5s in queste elezioni e chiarire il senso dell’apertura al Pd delle scorse ore: «Con il Pd per il futuro non escludo un dialogo, non un’alleanza – ha infatti sottolineato –. Per queste elezioni assolutamente non se ne parla di avere rapporti con il Pd. Che rapporto può avere il Movimento 5 Stelle con una forza politica che sta chiudendo accordi da Calenda a Renzi, da Di Maio a Brunetta alla Carfagna e compagnia? Questa è un’ammucchiata dove noi non ci potremmo mai ritrovare, perché sono personalità divisive e litigiose. La politica fatta così significa tutto e il contrario di tutto». E quanto al ruolo avuto nella caduta del governo Draghi, Conte è tornato a ribadire che «non abbiamo voluto la crisi di governo, Draghi voleva andarsene». Dunque, mentre il centrodestra appare unito e compatto, il M5s chiude a ipotesi di questo tipo, nel centrosinistra il nodo alleanze è ancora tutto da sciogliere. Un tema che riguarda anche Italia Viva, sebbene Matteo Renzi negli ultimi giorni non abbia escluso la possibilità di correre da soli. «Con Letta non ci sentiamo da tempo – ha dichiarato il leader di IV a 24 Mattino, su Radio24 –. Ha fatto sapere ai giornali che riteneva non utile un’alleanza con noi, poi mi pare di aver visto dichiarazioni diverse. Con Calenda ci siamo visti. Sia con Letta e con Calenda l’elemento chiave non è quello di una sistemazione personale per me, il ragionamento è la politica. In un paese in cui la situazione politica ed economica è molto seria bisogna decidere cosa proporre ai cittadini». «A sinistra ci sono due alternative – ha poi proseguito nella sua analisi –: la prima è evocare il pericolo fascista, non è vero, io sono contro Meloni e Salvini, ma non possiamo combatterli così. L’altra strada è: se il Pd vuole fare un’alleanza seria sui contenuti, parliamone. Ma se va avanti su posizioni diverse non possiamo strapparci le vesti». Mara Carfagna e Mariastella Gelmini hanno ufficializzato oggi l’adesione ad Azione. «Si tratta della parte migliore di Forza Italia che se ne va», il commento di Carlo Calenda. «Qualche mese fa Calenda diceva che la Carfagna era incompatibile con i suoi progetti e che il centro della Carfagna era diverso dal suo. Evidentemente la coerenza non fa parte di questo “centrino” che sta nascendo. Lezioni di coerenza da chi ha cambiato cinque partiti non possiamo accettarne», ha però ricordato il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani. «A sinistra hanno paura tremenda di perdere poltrone, si inventano la qualunque. La Lega va avanti a testa alta, parlando di Italia, di italiani, di giovani, futuro, ambiente, sviluppo, pace fiscale, di riduzione di sbarchi e tasse. Enrico, stai serenissimo», il messaggio via social lanciato oggi dal leader della Lega, Matteo Salvini.