di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

In questi giorni nei quali le coalizioni ed i partiti sono impegnati nella campagna elettorale, non deve ridursi l’attenzione sulla questione della salute e sicurezza sul lavoro, che, invece, andrebbe inserita come tema prioritario nei programmi politici, trasversalmente, perché si tratta di un tema che non può non unire tutti, al di là delle diverse idee che si possono avere su altri argomenti. Specialmente alla luce dei dati aggiornati forniti dall’Inail, che hanno attestato l’importanza del problema, in crescita nel periodo post-pandemico. I decessi legati al contagio da Covid-19 nei luoghi di lavoro sono fortunatamente in netta discesa, sia per il superamento della fase acuta della pandemia che per la presenza del protocollo sottoscritto dalle parti sociali contro il virus, dei dispositivi di protezione, dei vaccini. In questo ambito specifico i dati testimoniano un netto miglioramento. Parallelamente, però, gli infortuni mortali sul lavoro con cause definite “tradizionali”, ovvero non legate al coronavirus, sono di nuovo aumentati nel 2021, di circa il 10%. Terminata l’emergenza Covid, i lockdown e le restrizioni, che bloccando il lavoro avevano di conseguenza bloccato anche gli infortuni sul lavoro, il problema della salute e sicurezza sul lavoro è tornato prioritario. Anzi, la crisi attualmente in corso, adesso non più sanitaria, ma economica, tra questione energetica ed inflazione galoppante, potrebbe spingere alcune aziende meno sensibili al tema a ridurre l’attenzione e gli investimenti in sicurezza, per contenere le spese, mettendo così in maggiore pericolo l’incolumità dei lavoratori. Per fronteggiare la situazione è fondamentale che la politica, tutta, dia alla questione salute e sicurezza sul lavoro l’importanza che merita, inserendola all’interno delle proposte da presentare ai cittadini in vista delle elezioni del 25 settembre. In modo che il nuovo governo in carica, qualunque esso sia, metta sin da subito in cima alla propria agenda le misure da intraprendere per combattere un fenomeno, quello delle morti sul lavoro – 1.361 le denunce presentate lo scorso anno – ormai intollerabile. Dal canto nostro continuiamo ad insistere su maggiori controlli, più capillari e frequenti, così come su un investimento importante in formazione sulla materia. Non solo per le persone già inserite in un contesto professionale, ma già a partire dalle scuole, per educare le nuove generazioni di datori di lavoro e lavoratori, rendendole più consapevoli. Anche perché il sistema scolastico, per sua natura, specie nella scuola dell’obbligo, potrebbe consentire un coinvolgimento di tutti i ragazzi, che così potrebbero portare questo bagaglio di conoscenza in ogni tipo di professione che andrebbero a svolgere in futuro. Un tema concreto e trasversale, da inserire ai primi posti dell’agenda politica di ogni formazione in campo.