Intanto Carfagna conferma l’addio a Forza Italia. Tajani: «Chi lascia FI si dimetta dagli incarichi»

Non emergeranno nomi per la premiership al vertice del centrodestra tra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, dice il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani a Radio Capital. Più probabile, almeno stando ai resoconti dei giornali, che verranno gettate le basi per le “regole” nell’incontro in programma nel pomeriggio a Montecitorio, che vedrà protagonisti anche Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc, Maurizio Lupi, presidente di Noi con l’Italia, Luigi Brugnaro, fondatore di Coraggio Italia. E dovrebbe prevalere la linea “chi ha più voti sceglie il premier”. Del resto il leader della Lega Salvini, qualcosa, in questo senso, aveva anticipato stamattina ad Affaritaliani.it: «Oggi parliamo di programmi, pace fiscale e taglio di tasse alle imprese per dare più lavoro ai giovani e alzare gli stipendi ai lavoratori. Il premier lo sceglieranno gli italiani, come è giusto che sia, con il loro voto. E proporrò che i nomi di alcuni ministri importanti vengano presentati ai cittadini prima del voto. Andremo d’accordo su tutto, lasciamo litigi e divisioni alla sinistra». Tuttavia tra le forze di centrodestra, Forza Italia deve fare i conti in queste ore con i fuoriusciti. Oggi è arrivata la conferma di Mara Carfagna, ministra per il Sud: «Lascerò il gruppo parlamentare di Forza Italia e mi iscriverò al Gruppo Misto – ha annunciato in una lettera inviata e pubblicata da La Stampa –. Lo lascerò con riconoscenza verso Silvio Berlusconi, che mi ha dato l’opportunità di entrare in politica e mi ha a lungo sostenuto nel mio impegno». A seguire, l’annuncio della deputata Rossella Sessa: «Lascio con rammarico politico e sofferenza personale il gruppo di FI: da oggi sarò nel gruppo Misto. È una decisione meditata, necessaria dopo la decisione di interrompere il sostegno al governo Draghi. Sarò sempre riconoscente a Berlusconi per le opportunità che mi ha dato, ma resto convinta che la crisi determinata dalle scelte del partito, e soprattutto dei suoi alleati, vada contro gli interessi del mondo moderato, delle imprese, dei cittadini del Mezzogiorno dove rischiano di interrompersi investimenti mai visti negli ultimi vent’anni». Dopo le ultime uscite dal partito, Tajani ha dunque osservato, sempre a Radio Capital, che «chi ha lasciato Forza Italia deve dimettersi dal Parlamento» e «per prima cosa dovrebbero dimettersi dagli incarichi governativi», «perché non si è ministri in quota personale, lo si è perché si è stati eletti all’interno di un partito». Mentre nel centrosinistra imperversa il nodo alleanze, il M5s ha confermato tramite il leader Giuseppe Conte che correrà da solo. «Saremo il terzo polo, il terzo campo – il messaggio di Conte pubblicato oggi su Facebook –. Saremo il campo giusto, dove c’è la dignità della persona, di chi lavora, la dignità sociale di chi in un momento di difficoltà può essere aiutato dallo Stato senza essere umiliato, bullizzato da politici che vivono di privilegi». Ma scoppia il caso legato alla deroga sul secondo mandato, un’ipotesi che, come hanno riportato le agenzie, potrebbe portare alla rottura con il Movimento di Beppe Grillo.