Se i mercati finanziari sono “nervosi” per l’inflazione, figurarsi lavoratori, pensionati, famiglie e imprese. Non a caso è da queste ultime che nascono le preoccupazioni negli Stati Uniti. Il colosso del retail, cioè delle vendite al dettaglio, WalMart ha avvertito che l’inflazione sta erodendo i bilanci delle famiglie e sta spingendo la clientela a ridurre gli acquisti. Negli Usa si prendono molto sul serio le lamentele dei colossi economici – e non potrebbe essere altrimenti – e così i mercati «vacillano e s’indeboliscono», come riporta l’agenzia di stampa Agi. Perché? Perché inquietano non poco le decisioni della Fed attese per domani, ovvero un nuovo pesante rialzo dei tassi di interesse, quindi del costo del denaro, scelta che, detto in parole povere, renderà più caro prendere un prestito o un mutuo. A tutti gli effetti una scelta opposta a quella che si dovrebbe percorrere, considerate le difficoltà delle famiglie e dei consumatori. Ma per la Fed c’è un’altra preoccupazione da tenere in considerazione: la recessione. Infatti, anche la Banca centrale europea, la Bce, è andata nella stessa direzione. Resta il fatto che il rialzo dei tassi di interesse rischia di creare comunque ulteriori difficoltà, alle imprese e alle famiglie. La netta sensazione, a dirla tutta, è di essere davanti ad un rebus e che molti non siano del tutto certi delle ripercussioni di alcune scelte. Lo dimostrano sia le parole del presidente Usa, Joe Biden, secondo il quale «il Paese non è a rischio recessione», sia l’obiettivo della Fed «frenare l’inflazione senza causare una recessione». Molti esperti e analisti, e così anche i mercati finanziari, dubitano che un «atterraggio morbido», così come è stato definito per usare un rassicurante eufemismo, sia possibile da realizzare.
La preoccupazione riguarda anche un altro tipo inflazione, che “purtroppo” qui in Italia non abbiamo: accanto all’inflazione al consumo, c’è quella salariale, totalmente indipendente dalla prima, che esiste nei Paesi con pieno impiego, dove le retribuzioni sono alte e i disoccupati pochi. Le Banche Centrali temono di più la seconda perché più insidiosa, come può ricordare chi ha vissuto gli anni della moderazione salariale. Moderazione, chiamiamola così, che in Italia è diventata sistema, trasformando negli anni i salari italiani nelle retribuzioni più indecoroso di Europa. Cosa che dovrebbe portare il Governo, prima di tutto, ad indire un tavolo allargato con tutte le parti sociali mirato ad affrontare l’emergenza legata al caro prezzi ed assumere iniziative straordinarie, immediate, per scongiurare il peggio a partire già dal mese di settembre. Come sarebbe, ad esempio, l’azzeramento dell’Iva sui beni di prima necessità: pane, pasta, latte, frutta e verdura. Bisogna evitare a tutti i costi ripercussioni drammatiche per la tenuta sociale del Paese e, quindi, ben vengano anche iniziative come quella odierna della Lega che ha chiesto al Governo di inserire tale misura nel dl Aiuti bis.

di Francesco Paolo Capone – Segretario Generale UGL