Draghi non sconfessa la sua linea e chiede un “raddoppio” del patto di fiducia. Decisivi sono i voti del centrodestra: 112 in tutto, di cui 61 della Lega e 51 di Forza Italia. Metà dei voti del gruppo misto, 39 in tutto, sono a favore del Governo

«Ricostruire il patto di fiducia» è questo, in sintesi, il fine delle comunicazioni del presidente del Consiglio, Mario Draghi, rivolte oggi al Parlamento, riaffermando il programma già svolto e ridefinendo quanto c’è ancora raggiungere. «Siete pronti a ricostruire questo patto?», ha chiesto ai partiti della maggioranza di governo. Un patto che, per come è stato posto dal premier e alla luce degli sviluppi subito successivi, con il centrodestra di governo che chiede un nuovo esecutivo a guida Draghi e senza il M5s, «profondamente rinnovato», appare ora più che mai in salita. Dalla politica estera («nel cuore Ue, G7 e Nato»), a riforme necessarie per il Pnrr, durante il suo intervento Draghi ha illustrato a grandi linee, ma molto puntuali, un programma di governo di fine legislatura. «La legge di riforma della giustizia tributaria è in discussione al Senato, e deve essere approvata entro fine anno»; entro fine anno va ultimata la procedura per i decreti di attuazione della legge delega sulla riforma della giustizia civile, penale e ancora tributaria; la riforma della concorrenza deve passare prima della pausa estiva e tocca «i servizi pubblici locali, inclusi i taxi, e le concessioni di beni e servizi, comprese le concessioni balneari», senza alcun riferimento allo stralcio dell’art. 10. Gli schemi di decreti delegati relativi alla riforma degli appalti «devono essere licenziati entro marzo del prossimo anno». Nel frattempo, devono andare avanti gli investimenti in infrastrutture per le ferrovie, la banda larga, gli asili e quelli contro la «burocrazia inutile» a vantaggio degli enti locali e «entro la fine di quest’anno, dobbiamo raggiungere 55 obiettivi, che ci permetteranno di ricevere una nuova rata da 19 miliardi di euro». Sul fisco «intendiamo ridurre le aliquote Irpef a partire dai redditi medio-bassi, superare l’Irap, razionalizzare l’Iva», «l’ultima legge di bilancio ha avviato la riforma del sistema della riscossione» (subito dopo i decreti attuativi). Il Dl Aiuti, mirato a «attenuare l’impatto su cittadini e imprese dell’aumento dei costi dell’energia, e poi per rafforzare il potere d’acquisto, soprattutto delle fasce più deboli della popolazione», va adottato entro i primi giorni di agosto. «C’è bisogno di una vera agenda sociale, che parta dai più deboli», ridefinendolo con le parti sociali, ma niente «scostamenti di bilancio». «Il reddito di cittadinanza va migliorato per favorire chi ha più bisogno e ridurre gli effetti negativi sul mercato del lavoro». Sulle pensioni «c’è bisogno di una riforma che garantisca meccanismi di flessibilità in uscita in un impianto sostenibile, ancorato al sistema contributivo». Per Draghi «occorre spingere il rinnovo dei contratti collettivi», ma poiché non raggiungono «ancora tutti i lavoratori», guarda alla direttiva Ue sul salario minimo in via di approvazione «ed è in questa direzione che dobbiamo muoverci, insieme alle parti sociali». Quanto ai bonus per l’edilizia, come il Superbonus, «intendiamo affrontare le criticità nella cessione dei crediti fiscali, ma al contempo ridurre la generosità dei contributi».