Da Confcommercio oggi conferme a ciò che, come organizzazione sindacale, l’UGL sta evidenziando da tempo e cioè che, al netto del quanto mai inopportuno stato di crisi politica nella quale è scivolato il nostro Paese, il governo deve intervenire subito con misure a sostegno dei salari dei lavoratori e, al contempo, della liquidità delle imprese per rafforzare il tessuto economico e produttivo costituito da quelle piccole e medie. Non a caso abbiamo ricevuto, ieri, la drammatica notizia delle 146 mila Pmi a rischio default, secondo gli ultimi calcoli della Cgia di Mestre effettuati sulla base delle segnalazioni provenienti dalla Centrale dei Rischi, e oggi sappiamo la conferma che, secondo Confcommercio, i mesi estivi si sono aperti «all’insegna di un preoccupante clima d’incertezza».
Mai come in questo periodo, il quadro internazionale è così determinante e, essendo caratterizzato da una particolare complessità, non è di certo di aiuto alle peculiarità del nostro sistema economico, stante il fatto che, non intravedendosi segnali chiari e certi di una di risoluzione del conflitto in Ucraina, senza dimenticare le turbolenze dei mercati delle materie prime, l’incertezza è destinata a caratterizzarsi quale unica, costante, certezza.
Come, detto e scritto più volte, la crescita esponenziale dei prezzi, che riguarda principalmente beni energetici e alimentari, allarma e, condividendo quanto molti osservatori sostengono, tenderà a peggiorare, visto che i costi dell’energia e delle materie prime verranno riversati in maniera più consistente sui prezzi di quei beni. A farne le spese, le famiglie con minore capacità di spesa, le più colpite dall’aumento dell’inflazione che a fine anno potrebbe raggiungere il 10%, provocando una flessione dei consumi senza precedenti. Confcommercio sottolinea che i segnali sono già visibili: per i generi alimentari si sono consolidati i segnali di ridimensionamento della domanda, dovuti alle tensioni inflazionistiche che, appunto, non accennano ad attenuarsi. Già a luglio, si dovrebbe registrare, rispetto a giugno, un incremento dei prezzi al consumo dello 0,7%, con una variazione dell’8,2% su base annua.
Tre delle condizioni che il leader ed ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha indicato Mario Draghi come conditio sine qua non per riottenere la fiducia del M5s, peraltro in via di balcanizzazione, sono il Reddito di Cittadinanza, il salario minimo e il superbonus. Tre misure, peraltro onerose, che non sposteranno di una virgola le difficoltà attuali e future di chi vive e di chi soprattutto vuole, pretende legittimamente, di vivere con un reddito da lavoro.
Perciò e ancora di più torno a ripetere al governo che è necessario utilizzare tutte le risorse disponibili, anche attraverso uno scostamento di bilancio, per salvaguardare stipendi, livelli occupazionali e scongiurare un’ondata di licenziamenti che metterebbe in pericolo la tenuta sociale, non soltanto economica, del Paese.

di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL