L’introduzione dell’assegno unico e universale per i figli a carico è la novità del 2022. Il nuovo strumento mette insieme gli assegni familiari e le detrazioni fiscali. Almeno il 20% delle famiglie finisce per rimetterci, mentre un altro 20% non ha ancora presentato la domanda, perdendo il diritto agli arretrati

Il rapporto Inps dedica uno spazio importante al sostegno della famiglia, con la grande novità rappresentata dalla introduzione dell’assegno unico e universale in sostituzione degli assegni familiari e delle detrazioni. Un passaggio complesso, in quanto si è passati da un sistema per così binario, con gli assegni familiari erogati a domanda e le detrazioni applicate dal sostituto d’imposta, ad uno che opera, quasi esclusivamente, a domanda. Tale meccanismo sta creando un disallineamento fra gli aventi diritto potenziali e gli effettivi percettori dell’assegno unico. A fine giugno, sono pervenute domande all’Inps circa 9,1 milioni di figli a carico, ai quali si aggiungono gli oltre 530mila figli a carico di nuclei che percepiscono il reddito di cittadinanza, per i quali l’erogazione dell’assegno avviene in automatico. Mancano all’appello le domande per almeno due milioni di minori di 21 anni, vale a dire quasi un quinto del totale. Rispetto all’ammontare dell’assegno, circa il 45% degli assegni pagati va a nuclei con Isee inferiore a 15mila euro; ciò significa che questi nuclei andranno a percepire l’importo massimo mensile pari a circa 175 euro. Il 20% dei nuclei non ha presentato l’Isee; in questo caso l’importo è quello minimo di 50 euro, per cui queste famiglie sono destinate a rimetterci se facciamo un confronto con quanto avuto sotto forma di assegno familiare e di detrazione nel corso del 2021. Il tutto, senza considerare l’oggettivo appesantimento burocratico per le famiglie.