Le conseguenze della crisi che vanno a finire nelle tasche degli italiani. Di Maio: «Il governo Draghi e la coalizione che lo sosteneva devono andare avanti. Io in questo momento la vedo molto difficile»

Cosa deciderà di fare mercoledì il presidente del Consiglio dimissionario, Mario Draghi, in pochi lo sanno, alcuni iniziano però a sospettarlo, e dipende, in parte, da quello che in questi giorni faranno o diranno i partiti, soprattutto il M5s. Un’incertezza che ha un costo misurabile. A cominciare dal destino del provvedimento che avrebbe dovuto portare il taglio del cuneo fiscale pari a circa 100-150 euro in più nelle buste paga, aiuti su bollette e benzina, i tagli dell’Iva. In stallo anche l’ipotesi di introdurre il salario minimo, battaglia dei 5 Stelle (e del ministro Orlando), che col loro mancato voto alla fiducia al Dl Aiuti è a rischio. “Dettagli” non irrilevanti per chi fa degli interessi del popolo la sua battaglia e ancora di più alla luce dei dati di oggi: per il mese di giugno 2022, secondo l’Istat l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registrerà un aumento dell’1,2% su base mensile e dell’8% su base annua (dal +6,8% del mese precedente). Percentuale che si aggrava per i meno abbienti: passando dal +8,3% del I trimestre al +9,8% del II trimestre. Per quelle più abbienti accelera dal +4,9% al +6,1%. Poi, il capitolo Pnrr: nel I semestre il governo è riuscito a conseguire 45 dei 100 traguardi previsti per l’anno 2022. Entro il 31 dicembre bisogna presentarsi di nuovo a Bruxelles con tutte le carte in regola, altrimenti si mette a rischio una tranche di aiuti da 22 miliardi di euro. La Borsa di Milano, ieri, è stata maglia nera d’Europa bruciando 17 miliardi. Lo spread, che rappresenta il segnale della credibilità e affidabilità del nostro Paese, continua a salire con picchi fino a 229 punti, sceso poi a 211, mentre ieri era a 207. E così gli interessi che l’Italia paga rispetto al debito tedesco sono saliti ai massimi da un mese. Nel frattempo, gli investitori stanno provando a capire cosa potrebbe accadere dopo le dimissioni del primo ministro Mario Draghi. Secondo i calcoli del Centro studi di Unimpresa, da oggi fino ad aprile 2023 scadono 202,6 miliardi di btp, arrivano a fine corsa 103,6 miliardi di bot, 23,1 miliardi di cct e 12,4 miliardi di ctz (certificato del tesoro zero-coupon). Nell’arco dei prossimi 9 mesi, quindi, scadono titoli pubblici per 341,8 miliardi. In totale, i titoli di Stato in circolazione valgono 2.256,3 miliardi, dei quali 1.975,6 miliardi sono btp, 110,1 miliardi bot, 147,2 miliardi cct e 12,4 miliardi ctz.