Ad agosto cancellati 25.378 voli, il 60% in Europa. In pole position Turkish Airlines (4.408), a seguire British Airways (3.600), EasyJet (2.045), Lufthansa (1.888) e Wizz Air (1.256). 17 luglio sciopero trasporto aereo

Di fronte all’annuncio, riferito dalla società di analisi del settore aereo “Cirium” e rilanciato da Air Journal, che per il mese di agosto le compagnie aeree hanno già annunciato la cancellazione di 25.378 voli, di cui il 60% in Europa, viene da chiedersi chi siano le persone nelle compagnie aeree a “fare i calcoli”. Le cancellazioni preventive dipendono dalla mancanza di personale e dagli appelli a scioperare su più fronti. A fronte di più di 3 milioni di decolli previsti ad agosto in tutto il mondo, i 25.378 voli possono apparire poca cosa, ma non sono neanche pochi. Soprattutto perché impatteranno sull’Europa, che pagherà il taglio di 15.788 voli in meno, anche se sono “solo” il 2% dei piani di volo. A cancellare il più grande numero di voli a destinazione dell’Europa è Turkish Airlines con 4.408 voli, di cui la metà tra vecchio continente e Istanbul e un quarto verso la Russia. A seguire British Airways con 3.600 cancellazioni, EasyJet con 2.045, Lufthansa con 1.888 e Wizz Air con 1.256. Nel resto del mondo, dalla compagnia brasiliana Azul, con 2.133 cancellazioni, Korean Air (Sud) con 2.033 voli e dall’indiana IndiGo, in 2.030. Sindacati e associazioni dei consumatori, che promettono battaglia, si trovano su spalti opposti. Ma è proprio così? Le proteste dei lavoratori sono motivate dal «perdurare di inaccettabili condizioni in cui piloti e assistenti di volo sono costretti a lavorare», cioè condizioni operative insostenibili, inadeguati trattamenti salariali, pratiche anti-sindacali. Anche per questo, le Compagnie stanno facendo fatica a recuperare i livelli di personale, ridimensionato durante la pandemia, perché i lavoratori dell’aviazione licenziati «hanno trovato nuovi impieghi con salari più alti e con contratti più stabili» e non vogliono più tornare indietro. In importanti aeroporti d’Europa, non c’è personale sufficiente a gestire il flusso di turisti e si è arrivati al numero chiuso: così allo Schiphol di Amsterdam e in Inghilterra. Nel frattempo, le compagnie continuano a vendere biglietti, mettendo in difficoltà lavoratori e passeggeri, tant’è vero che l’aeroporto londinese di Heathrow ha chiesto alle stesse di interrompere la vendita per i prossimi 2 mesi al fine di evitare il caos dovuto a cancellazioni, ritardi, lunghe code o problemi di consegna dei bagagli, proprio per mancanza di personale. Senza dimenticare la nuova impennata di contagi. Problemi che si riverberano negativamente sul turismo organizzato, a partire dalle agenzie di viaggio, che tanto hanno sofferto in questi due anni. Insomma, per vendere biglietti e “fare turismo” non servono solo i consumatori, meritevoli già per questo di maggiore rispetto, ma anche chi lavora.