Anche l’Istat partecipa al dibattito sull’ipotesi di salario minimo legale orario

L’Istat, pur nella asetticità dei numeri, entra a gamba tesa in quello che è il dibattito politico e sindacale sull’ipotesi di introdurre un salario minimo orario per legge, come prospettato dalla già ministra del lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo. Secondo l’Istituto di statistica, sarebbero 1,3 milioni i dipendenti, pari al 9,4% del totale, che percepiscono una retribuzione oraria inferiore a 8,41 euro, mettendo insieme un reddito annuo inferiore a 12mila euro. Si tratta in larga parte di giovani, donne e stranieri, con un basso titolo di studio, la residenza al Sud e un impiego nei servizi alla persona o in settori come la ristorazione. Numeri che evidenziano. Soprattutto. l’altra faccia della medaglia, che neanche l’eventuale introduzione di un salario minimo orario risolverebbe, vale a dire le poche ore di lavoro, cosa che contribuisce più della paga oraria al fenomeno del lavoro povero, evidenziato da più parti. Comunque sia, i numeri dell’Istat hanno provocato le reazioni della politica, con il Movimento 5 Stelle che insiste sul tetto a 9 euro lordi, e del sindacato. Il segretario generale dell’Ugl, Paolo Capone, in una intervista rilasciata al quotidiano L’identità, ha parlato esplicitamente di «approccio ideologico» al salario minimo, «un po’ come voler difendere l’occupazione con il reddito di cittadinanza». il dibattito è aperto ed è destinato a finire sul tavolo di Draghi.