Shinzo Abe, ex premier giapponese, colpito a morte in un attentato. Von der Leyen: «Brutale e codardo omicidio sconvolge il mondo intero». Michel: «Feroce difensore dell’ordine multilaterale e dei valori democratici»

Non c’è stato nulla da fare per Shinzo Abe, l’ex premier giapponese più giovane e, allo stesso tempo, più longevo della storia del suo Paese. La sua morte, causata da colpi d’arma da fuoco sparati durante un discorso elettorale nella città di Nara intorno alle 11.30 (4.30 in Italia), in un suo evento elettorale a sostegno di un candidato del Partito Liberal Democratico, ha lasciato il Giappone e il mondo intero sotto shock. Abe è stato sottoposto immediatamente alle cure di un’equipe di oltre 20 medici, ma è stato impossibile fermare l’emorragia, causata non solo dalle due ferite sulla parte anteriore del collo, ma da altri proiettili che lo hanno colpito e, in particolare, uno penetrato nel cuore. «Abbiamo tentato di rianimarlo per quattro ore», ha riferito il responsabile del pronto soccorso dell’ospedale di Nara dove è stato trasportato. I media giapponesi, citando le autorità locali, avevano riferito che Abe «sembrava non mostrare segnali vitali» già nei primi esami fatti sulla funzionalità di cuore e polmoni. L’attentato non è stato per «rancore contro le convinzioni politiche di Shinzo Abe», ha detto il 41enne arrestato Tetsuya Yamagami parlando del suo gesto. Yamagami era riuscito a eludere la sicurezza e ad avvicinarsi così ad Abe. Dal 2002 al 2005 sarebbe stato un militare delle Forze di autodifesa marittime, la marina giapponese. Non si sa che occupazione abbia al momento ed è ancora presto per stabilire se sia o meno un “lupo solitario”. «Ero insoddisfatto» della politica dell’ex premier, «ho sparato per ucciderlo», ha detto. L’attentatore ha eluso la tolleranza zero giapponese sul possesso delle armi, che rendono il Giappone uno dei Paesi con il tasso di violenza legato alle armi da fuoco tra i più bassi al mondo, servendosi di un’arma artigianale. Shinzo Abe viene da una famiglia che può annoverare al suo interno vari ministri e alti funzionari pubblici. Ha incarnato la figura di premier tradizionalista e, allo stesso tempo, superando la tendenza “isolazionista” dei suoi predecessori, dal 2000 è riuscito a proiettare il Giappone al centro del “Quadrilateral security dialogue”, insieme a Usa, Australia e India, con l’intento dichiarato di creare un’alleanza strategica indo pacifica, simile alla Nato, in funzione preventivamente difensiva nei confronti della crescente minaccia espansionistica della Cina. Anche dopo la sua uscita di scena dalla premiership, aveva continuato a guidare il Paese attraverso l’influenza che esercitava sull’attuale Primo ministro Fumio Kishida, in forte sintonia e continuità con le sue politiche.