di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

Dai più grandi e importanti Paesi europei arrivano segnali significativi di cambiamento, come conseguenza immediata e ancora tutta da dipanare nella sua portata effettiva, del mutato contesto internazionale. In Germania come in Francia lo status quo che finora era apparso stabile sembra, invece, più che mai precario. Il modello tedesco, ad esempio, quello che per anni è stato traino e modello per tutta l’Unione europea, è in profonda crisi. Una crisi determinata dalla pandemia prima e dalla guerra russo-ucraina poi. Berlino, dopo più di trent’anni – non accadeva dal 1991 – ha visto la propria bilancia commerciale risultare negativa per un miliardo di euro, con, quindi, il valore delle esportazioni inferiore rispetto a quello delle esportazioni e con in parallelo un tasso di inflazione ai massimi, stavolta rispetto agli ultimi 40 anni. Il che dovrebbe portare la Germania, con tutta probabilità, alla recessione. In sintesi l’economia tedesca, che si fondava su una produzione intensa di beni di consumo, grazie all’importazione delle materie prime dalla Russia e con una vendita delle merci in tutto il mondo, Cina in primis, andrà ripensata completamente dopo quanto accaduto negli ultimi mesi. Una crisi che potrebbe diffondersi a tutta l’Eurozona. Nel frattempo, in Francia – sempre più Paese leader d’Europa – si sta pensando di affrontare la crisi energetica ri-nazionalizzando l’Edf, la maggiore azienda produttrice e distributrice di energia, attualmente controllata dallo Stato per l’84% e che a breve dovrebbe tornare al 100% pubblica, a detta del primo ministro Elisabeth Borne, che ha parlato della necessità di garantire la sovranità energetica francese “di fronte alla guerra in Ucraina e alle sfide colossali che si profilano”. Una strategia di indipendenza energetica e affrancamento dalle forniture estere, che inevitabilmente porterà il Paese transalpino ad abbinare transizione energetica e nuovi investimenti sul nucleare, dopo la bocciatura della risoluzione del Parlamento Ue che avrebbe voluto escludere l’energia atomica dalle fonti ecologiche, una bocciatura avvenuta non senza attriti all’interno della maggioranza “Ursula”. Una scelta non condivisa da tutti, ma obiettivamente necessaria nell’obiettivo di garantire all’Europa maggiore indipendenza, dalla Russia e non solo, anche considerando l’avvertimento della Presidente della Commissione Von der Leyen che ha invitato l’Unione a prepararsi all’eventualità di un blocco completo delle forniture di gas da parte di Mosca. Una crisi profonda che sta innescando strategie per affrontarla e renderla il più possibile indolore attraverso trasformazioni strutturali. Il più convincente, finora, sembra il piano dei “cugini” francesi, che, se mai fosse adottato anche dall’Italia – tra sovranismo energetico, nazionalizzazioni e investimenti sul nuovo nucleare –, metterebbe in discussione tabù osservati per decenni, cambiando completamente lo scenario. Verrebbe da dire “finalmente”.