Il bonus di 200 euro non è sufficiente a ridare fiato agli stipendi e ai consumi

Il travagliato iter del decreto-legge Aiuti non sposta l’attenzione da quello che rimane, a tutti gli effetti, l’obiettivo principale per la fine della legislatura, vale a dire il taglio del cuneo fiscale. Il decreto Aiuti, in via di conversione in Parlamento, prevede l’erogazione di un bonus monetario da 200 euro. Tale bonus arriverà con la busta paga di questo mese o in quella di ottobre, a seconda dei casi. Il problema vero, però, come hanno evidenziato i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Ugl in audizione e poi nelle settimane successive in ogni occasione utile, è che, al momento, sono fuori dal bonus proprio coloro che ne avrebbero più bisogno, vista la precarietà del lavoro e, conseguentemente, del reddito. Durante l’iter parlamentare, il governo e i partiti di maggioranza non sono riusciti a superare queste criticità, proprio nel momento in cui ha ripreso vigore la richiesta delle parti sociali di intervenire in maniera strutturale sul cuneo fiscale. In legge di bilancio, è previsto un mini taglio che vale per il solo anno in corso, ma a Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confindustria e alle altre associazioni datoriali non appare sufficiente, vista l’attuale enorme distanza esistente fra il costo lordo degli stipendi e il netto in busta paga, una distanza che finisce per penalizzare contemporaneamente i datori di lavoro e i loro dipendenti, incidendo negativamente sul potere d’acquisto.