Oggi incontro tra il premier Mario Draghi e il leader del M5s che ha chiesto «discontinuità»

Il faccia-a-faccia tra il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, c’è stato, alla fine. E alla fine il M5s non uscirà dal governo, a differenza di quanto minacciato nei giorni scorsi, in seguito al caso sulla presunta richiesta (smentita da Palazzo Chigi) del premier al Garante del M5s, Beppe Grillo, di allontanare dall’incarico Conte. Durante l’incontro, durato circa un’ora, l’ex presidente del Consiglio, che in mattinata aveva incontrato i membri del Consiglio nazionale del M5s per decidere sul da farsi, ha ribadito il sostegno all’esecutivo, fissando delle condizioni: «Non permettiamo più che il reddito di cittadinanza sia messo quotidianamente in discussione», ha detto Conte, sottolineando la necessità di un intervento «a favore di famiglie e imprese con un intervento straordinario». «Duecento euro di bonus non servono. Va tagliato il Cuneo fiscale. Vogliamo che sia sbloccato l’incaglio dei crediti del superbonus. Dobbiamo intervenire per i lavoratori e sul salario minimo», ha aggiunto, dopo il vertice con il presidente del Consiglio, che adesso farà le sue valutazioni. La crisi è stata scongiurata, ma dietro l’angolo ci sono diversi rischi, a partire dal dl Aiuti, sul quale il governo ha posto la fiducia alla Camera (si vota domani, dalle 14:25). Il testo all’esame di palazzo Montecitorio – il voto finale è fissato per lunedì – è identico a quello approvato dalle Commissioni. Ciò rende incerta la posizione del M5s: «Sul decreto Aiuti la nostra posizione è molto chiara, l’abbiamo già anticipata in Cdm non partecipando al voto: c’è una norma che non c’entra nulla e va contro la tradizione del M5S. Noi non siamo qui per predicare la transizione ecologica di giorno e consentire nuove trivellazioni di notte», ha spiegato Conte, ponendo una nuova sfida al governo. L’ennesima. Dall’inizio del mandato, per ogni dossier, Draghi deve trovare una sintesi che tenga conto delle diverse sensibilità delle anime dei partiti che compongo la maggioranza. Nelle ultime ore, a tal proposito, il leader leghista, Matteo Salvini, è stato esplicito: se il centrosinistra continuerà a sostenere alcune “battaglie” – l’elenco è piuttosto lungo e comprende lo Ius Scholae, il ddl Zan, le nuove norme sulla cannabis –, ignorando le vere emergenze, individuate da Salvini nel lavoro, nel taglio delle tasse, nell’autonomia, nella lotta all’immigrazione clandestina, negli stipendi e nelle pensioni, la Lega farà «vedere di che pasta è fatta». Una linea sostenuta dal resto dei vertici leghisti.