di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

Preoccupano e non poco i dati aggiornati dell’Istat sull’occupazione in Italia, relativi al mese di maggio. La situazione non è buona e uno dei giornali che ha riportato i dati statistici, L’Identità, non a caso ha definito “cupo” lo scenario attuale del mondo del lavoro italiano, con una diminuzione degli occupati ed un parallelo aumento di precari ed inattivi. 49mila i posti persi in un mese ed una crescita allarmante non solo delle persone estromesse dal mondo del lavoro, col tasso di occupazione sceso al 59,8%, ma anche di quelle che un impiego non lo cercano neanche più: gli inattivi sono aumentati di 48mila unità, con una percentuale giunta a maggio al 34,8% e l’ulteriore aggravante di riguardare un segmento della forza lavoro, quello degli uomini fra i 25 e i 34 anni, che in situazione di normalità dovrebbe trainare l’occupazione o quantomeno non rassegnarsi all’inattività rinunciando anche alla ricerca di un lavoro. E poi i precari, tantissimi: i lavoratori con contratto a termine sono 3,1 milioni, mai così tanti dal 1977. Numeri che fanno ben comprendere che non solo non siamo riusciti a tornare alla situazione pre-Covid, che già, comunque, non era ottimale, ma che di fronte alle nuove sfide che stanno investendo la politica e l’economia, e quindi l’occupazione, ovvero guerra in Ucraina e crisi energetica – per non parlare dell’ultima emergenza, la siccità, che a sua volta avrà ripercussioni sul settore agroalimentare e non solo – occorre prendere provvedimenti poderosi e tempestivi per evitare lo spettro di una recessione economica e sociale. Veniamo da due anni di pandemia, che già ha sconvolto il nostro Paese non solo dal punto di vista sanitario, ma anche economico ed occupazionale ed ora l’Italia non può assolutamente permettersi una nuova crisi economica che minaccia di minare la coesione sociale. Oltre a combattere l’inflazione e salvaguardare la stabilità dei prezzi, le banche centrali e i singoli governi non possono perdere di vista il secondo pilastro della politica monetaria che consiste nel garantire la piena occupazione. Le prospettive per i prossimi mesi rischiano di peggiorare ulteriormente considerato il perdurare del conflitto in Ucraina e il conseguente impatto negativo sui prezzi delle materie prime e dei prodotti alimentari. Serve un intervento significativo che renda il sistema Italia più adatto alla ripresa economica, intervenendo su vari fronti. In primis attraverso delle efficienti politiche attive del lavoro, un obiettivo fondamentale che deve essere perseguito mediante aggiornamenti delle competenze per accompagnare la transizione digitale, oltre agli altrettanto necessari investimenti infrastrutturali ad alto moltiplicatore del pil ed alle misure di carattere espansivo a sostegno della crescita. Bisogna fare in fretta per riagganciare al più presto il treno della ripresa, economica ed occupazionale.