La Lega chiede lo stop ai ddl sullo Ius Scholae e sulla cannabis, sostenuti dal centrosinistra, mentre il M5s fa i conti con una fronda interna che chiede l’uscita dall’esecutivo

Tensione nella maggioranza, a causa dei “malumori” di Lega e Movimento 5 stelle, che hanno sollecitato qualche fibrillazione, seppure con motivazioni diverse. Il leader leghista Matteo Salvini ha chiesto formalmente lo stop ai due ddl sostenuti dal centrosinistra e presentati alla Camera sullo Ius Scholae, che punta a garantire la cittadinanza dopo un ciclo scolastico di cinque anni, e sulla cannabis, ottenendo un rinvio: inizialmente previsto per oggi, l’esame dei due testi è slittato alla prossima settimana. «Osserviamo con preoccupazione le continue provocazioni di Pd e 5 Stelle», ha detto Salvini, in un’intervista al Corriere della Sera, osservando che «invece di lavorare in Parlamento sull’aumento di stipendi e di pensioni, legalizzano droghe e regalano cittadinanze facili». Le priorità degli italiani sono altre, ha aggiunto il leader leghista: «Vogliono risposte su lavoro, costi dell’energia, inflazione che erode pensioni e salari, abbattimento del carico fiscale, liberazione dai lacci burocratici». Al fianco della Lega, c’è Forza Italia, che sul tema ne condivide la linea: «Stiamo lavorando affinché questo governo arrivi a fine legislatura per fare le riforme necessarie e cercare di utilizzare al meglio tutti i fondi del Pnnr», ha assicurato il coordinatore nazionale di FI, Antonio Tajani, senza risparmiare una critica alla «sinistra» – «Parlare di cannabis mi pare assolutamente inattuale, si divide la maggioranza» –, invitandola a non «avere una posizione ideologica» sullo Ius Scholae. Più complesso il caso legato al M5s, reduce da giorni difficilissimi con il flop alle amministrative, la scissione causata da Di Maio e le tensioni interne sul limite del doppio mandato, che potrebbero sfociare in una nuova emorragia di parlamentari. Martedì Domenico De Masi, sociologo vicino al M5s, aveva raccontato al Fatto Quotidiano che Grillo gli aveva confidato che Draghi gli aveva chiesto di rimuovere Conte dalla carica di capo politico del Movimento. Dichiarazioni che hanno aperto il caso. Inutile la smentita del presidente del Consiglio e il colloquio al Quirinale tra il capo dello Stato e Giuseppe Conte. Le indiscrezioni raccolte dai cronisti politici raccontano una fronda interna al M5s che chiede di uscire dal governo, mantenendo eventualmente l’appoggio esterno. Una mossa smentita sia da Conte che da Grillo. «Uno spettacolo indecoroso», ha commentato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che nei giorni scorsi ha guidato la scissione del Movimento 5 stelle, fondando Insieme per il Futuro, formazione politica che raccoglie i parlamentari (circa una sessantina) fuoriusciti dai 5s. «Sosterremo fino alla fine questo governo, non un altro. Se ci sono traumi non saremmo della partita. Continuità è necessaria», ha ammonito invece il segretario del Pd, Enrico Letta.