Leggendo la maggior parte dei giornali, il giorno successivo ai ballottaggi, sembrerebbe che l’unico vincitore sia il Pd. Ma sommando le due fasi la coalizione di centrodestra è stata premiata dalle urne. Questo dicono i numeri

La contabilità elettorale non sempre coincide con le analisi che tentano di spiegarla. È il caso delle ultime elezioni amministrative, dove tutto sembra convivere con il suo contrario. Leggendo la maggior parte dei giornali, il giorno successivo ai ballottaggi, sembrerebbe che l’unico vincitore sia il PD. Ma sommando le due fasi la coalizione di centrodestra è stata premiata dalle urne. Questo dicono i numeri. Restano i temi politici. Il fatto che il centrodestra perda quando è diviso non è una vera analisi ma una constatazione che conviene lasciare al genio di Totò: “è la somma che fa il totale”. Per un contributo più interessante, occorre invertire l’onere della prova, cercando di capire chi non è andato a votare. Ad astenersi sono state soprattutto le fasce sociali più deboli. Tra questi moltissimi lavoratori con salari che non permettono di arrivare a fine mese. D’altronde l’Italia è l’unico Paese dell’Unione Europea in cui, negli ultimi 30 anni, il salario medio è diminuito. Il calo (dati OpenPolis) è stato del 2,9%. In Germania i salari sono aumentati del 33,7%, in Francia del 31,1%, in Grecia del 30%. Se provassimo a leggere i risultati elettorali con le lenti del lavoro, scopriremmo che hanno perso tutti. Forse il centrodestra un po’ meno. Ma “un po’ meno” non è abbastanza. Sul lavoro il centrodestra può (ri)trovare quell’unità che non è una semplice somma algebrica ma una condivisione di obiettivi. Questo è il nostro impegno affinché il lavoro sia “il centro del centro” di un progetto di governo. E agli scettici lasciamo le parole di Albert Einstein quando diceva “Se pensi che un obiettivo sia impossibile non disturbare gli altri che lo stanno raggiungendo.

di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL