Se c’è un’iniziativa che può dare una prospettiva a quanto sta accadendo in Ucraina e al deteriorarsi dei rapporti tra Occidente e “Oriente”, forse è quella sull’energia che ieri ha portato avanti nel corso del Consiglio Europeo il premier italiano, Mario Draghi. Quest’ultimo ha chiesto un Consiglio europeo straordinario dedicato ai temi dell’energia e del gas, con l’obiettivo di arrivare all’imposizione di un tetto al prezzo del gas. Lo ha chiesto per luglio, ma molto probabilmente il tema sarà affrontato in quello di ottobre.
La proposta, infatti, al momento ha l’appoggio di Paesi che hanno un peso specifico, ma non di altri che di peso specifico ne hanno altrettanto, visto che si trovano in prima linea nella battaglia per il ripristino dell’austerità, persino in uno scenario disastrato come quello attuale caratterizzato, da una parte, dalle conseguenze tutt’altro che superate della pandemia e, dall’altro, dalle ripercussioni ad oggi ancora imprevedibili del conflitto ucraino. I favorevoli sono la Francia, prima di tutto, Grecia e anche Spagna. La Germania in un primo momento favorevole, ci deve aver ripensato nel giro di qualche ora. Molti temono le ritorsioni di Putin. Tra coloro che osteggiano la proposta di Draghi, come dicevamo, i rigoristi capitanati dal solito premier dei Paesi Bassi, Mark Rutte, il quale ha dichiarato di non essere contrario per principio, ma che sulla base di «prove» in suo possesso il price cup potrebbe non funzionare. Dunque, un consenso unanime ancora non c’è, ma l’Italia sta lavorando diplomaticamente per arrivare all’obiettivo e non è affatto secondario che il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, la consideri una «buona idea».
Per rafforzare il percorso verso un tetto al prezzo del gas, Mario Draghi avrebbe chiesto alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, di arrivare all’eventuale Consiglio europeo straordinario o meno sull’energia già con una proposta in merito della Commissione europea. Cosa che in effetti darebbe un senso e soprattutto una prospettiva ad un Consiglio, che, per comunicare efficacia, qualche risposta concreta deve darla rispetto alla necessità sentita dalla maggior parte dei Paesi europei – tranne, forse, dai rigoristi, evidentemente – di assicurare una fornitura di energia a prezzi sostenibili. Come è noto, l’Ugl si batte affinché l’Italia sfrutti le risorse del Pnrr per rendere possibile una sua indipendenza energetica, indispensabile visto che rappresenta la seconda manifattura d’Europa e per l’alta presenza di imprese energivore. È altrettanto chiaro che occorre un’iniziativa molto simile anche a livello europeo, ma non in chiave antirussa, quanto semplicemente da un punto di vista strategico, criterio a volte stranamente trascurato nelle stanze di Bruxelles.

di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL