Per il sindacato, occorre puntare in maniera decisa sulle politiche attive del lavoro

Gli effetti della crisi bellica si stanno facendo sentire in maniera considerevole. Quella che finora poteva sembrare una percezione, ora è un dato oggettivo certificato dall’Inps. Nel mese di maggio, le ore di cassa integrazione autorizzate sono infatti cresciute in maniera sensibile rispetto al mese precedente: l’incremento è stato quasi di venti punti percentuali. Consola il fatto che, rispetto allo scorso anno, vi è un calo di poco inferiore al 75%, ma occorre anche ricordare che la primavera del 2021 è stata caratterizzata, come la primavera e l’autunno dell’anno precedente, da misure di forte contenimento della diffusione del Covid-19. In totale, tornando al mese scorso, le ore autorizzate sono state 54,7 milioni, di cui appena 800mila relative alla cassa in deroga. Si tratta, quest’ultimo, dell’effetto diretto della stretta adottata con la legge di bilancio, visto che a maggio 2021 si erano toccate le 75 milioni di ore. Davanti a questi numeri, i sindacati hanno alzato la voce, chiedendo al ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, di attivarsi rapidamente. In particolare, il segretario generale dell’Ugl, Paolo Capone, è tornato ad insistere sulle politiche attive, ricordando i numeri presentati dalla Fondazione dei consulenti del lavoro sul disallineamento di competenze fra le aziende dei vari settori e chi si presenta alla ricerca di una nuova occupazione.