Non che sia stata una sorpresa, ma è quell’elemento di novità che, pur atteso da tempo e molto più alla luce del risultato delle elezioni legislative francesi, assume un significato ben preciso. Come evidenziano oggi molti quotidiani, il divorzio tra Conte e Di Maio, l’implosione (definitiva?) del M5s – Matteo Renzi: «Conte è di governo e Di Battista è di movimento, il prossimo scontro sarà su questo» – pone degli interrogativi a tutti i partiti, mentre il presidente del Consiglio, Mario Draghi, persevera nella sua imperturbabilità. Appunto, “come se” tutto fosse stato già previsto.
Il Movimento che si riteneva essere il primo a dare voce e sfogo al malcontento del popolo non esiste più, anzi non esisteva più già da tempo se non per la resistenza sull’ultimo vessillo, il Reddito di Cittadinanza. Ma ciò non vuol dire che sia finito il malcontento nel popolo italiano. Come in Francia, anche in Italia continua a crescere l’astensionismo e va ricordato che Le Pen e Mélenchon hanno conquistato voti e seggi nell’Assemblea Nazionale, proprio per aver scelto come cavalli di battaglia due temi: salari e pensioni.
È evidente che, ancora una volta, il vento spira a favore del centrodestra. Dopo la scissione e con la creazione del nuovo gruppo parlamentare “Insieme per il futuro” guidato dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, passato «dalla parte giusta della storia», il M5s non è più il primo partito della maggioranza. Il primo partito in Parlamento, nella maggioranza, ora è la Lega, guidata da Matteo Salvini, seguito da Forza Italia e dal Pd. I rapporti di forza sono cambiati e la partita, anche nel Governo, ora la gioca il centrodestra. A maggior ragione perché su molti quotidiani ci si spertica a scrivere e a dimostrare che a dominare e a determinare la politica – forse anche, un avvio anticipato alle urne – è il «gioco al centro». Se un partito di centro vero, e non “nato in laboratorio”, in Italia non esiste, un motivo c’è e il perché lo dimostrano, anche, le legislative francesi. Ciò non vuol dire, ovviamente, che la strada davanti al centrodestra sia tutta in discesa. Sono infatti in vista provvedimenti difficili da varare. Ma si può arrivare pronti alla sfida delle prossime elezioni politiche.
Dunque, prepariamoci: il tentativo di bollare qualsiasi risposta diretta ai problemi di cittadini, lavoratori e pensionati, nonché imprese, come “populismo” o “estremismo” sarà portato avanti fino allo sfinimento. Ma non è negando i problemi, che i problemi, generati dalla pandemia e dal conflitto in Ucraina, si risolveranno. Tutt’altro, sarà dando risposte alle persone e ai problemi, che i problemi si risolvono e le elezioni si vinceranno. Magari, stavolta, in maniera decisamente più netta.

di Francesco Paolo Capone Segretario Generale UGL