Si va verso soluzioni differenziate, ma le associazioni datoriali fanno muro

Il lungo confronto di martedì pomeriggio si è chiuso con la promessa del ministero del lavoro e delle politiche sociali di inviare alle parti sociali all’inizio della prossima settimana una bozza di nuovo protocollo condiviso per il rientro in sicurezza nei luoghi di lavoro, finalizzato alla riduzione del rischio da contagio da Covid-19. Il perimetro del campo di gioco è stato tracciato, all’inizio della riunione, proprio dal ministero del lavoro, i cui rappresentanti hanno centrato l’attenzione su tre aspetti: uso della mascherina Ffp2 (quella chirurgica non viene più considerata dispositivo di protezione individuale), distanziamento e ruolo del medico competente. La risposta del ministero della salute è arrivata a stretto giro. In buona sostanza, gli esperti del ministro Roberto Speranza hanno parlato di una applicazione modulata delle regole, tenendo conto di alcuni parametri soggettivi (ad esempio, la condizione di fragilità del lavoratore) e oggettivi (la mansione svolta, il settore produttivo, l’affollamento degli ambienti). Una soluzione che non convince soprattutto le associazioni datoriali che preferirebbero delle indicazioni più chiare e, soprattutto, uno scarico di responsabilità in caso di positività del dipendente. Più attendisti i sindacati, anche se dalla Cgil alla Ugl si è evidenziata l’incongruenza delle attuali disposizioni, in particolare sull’uso della mascherina.