A pochi giorni dall’informativa di Draghi alle Camere e dal voto sulla risoluzione sull’Ucraina, nel M5s si alza la tensione. Dal Pd arriva un invito alla responsabilità

Ormai mancano una manciata di giorni: il 21 giugno il presidente del Consiglio, Mario Draghi, reduce dal viaggio a Kiev insieme al presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, riferirà in Parlamento alla vigilia del Consiglio europeo sulla guerra in Ucraina. Le camere voteranno poi una risoluzione, che dovrà mettere d’accordo tutti i partiti di maggioranza. Le premesse non sono tanto rassicuranti. All’interno del Movimento 5 stelle si sta consumando uno scontro a distanza tra il presidente del M5s, Giuseppe Conte, e il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Con il secondo che ha rimproverato al primo una linea ondivaga verso l’azione governativa: «Non si può attaccare il governo un giorno sì e l’altro no», ha detto ieri, chiedendo di confermare il sostegno alla politica atlantista (insieme al leader leghista, Matteo Salvini, Conte è tra i sostenitori della via diplomatica e dello stop all’invio di armi all’Ucraina). Il titolare della Farnesina ha rincarato oggi la dose, dopo la replica dell’ex premier («Che faccia lezioni adesso di democrazia interna a questa comunità, fa sorridere»): «Non è chiara la nostra ricetta per il Paese e questo spiega perché nella nostra coalizione il Pd sale e noi scendiamo. Forse perché non abbiamo ben chiare le ricette per il nostro Paese». Dal Partito democratico, arriva l’appello alla responsabilità: «Il voto di martedì e di mercoledì sia un voto sostanzialmente di fiducia al presidente del Consiglio e al Governo e gli dia il sostegno in questo momento necessario da parte del Parlamento, cercando di evitare divisioni che in questo momento sarebbero poco comprensibili», ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, a Monza per sostenere il candidato sindaco dì centrosinistra, Paolo Pilotto. Non ha risparmiato invece una frecciatina al M5s, il leader di Italia viva, Matteo Renzi: «I grillini sono finiti e questo non mi fa soffrire così tanto. Il grillismo è tutto e il contrario di tutto, anche di Maio ha cambiato idea su tutto e ora è Di Maio che attacca Conte, siamo al paradosso del paradosso», ha commentato, intervenendo a TgCom24.