di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

Nel nostro Paese, lo ha certificato l’Istat, la quota di popolazione in stato di povertà assoluta, cresciuta con la pandemia, è rimasta anche nel 2021 al massimo storico raggiunto nel 2020: 5,6 milioni di individui, pari al 9,4% della popolazione complessiva. Con una percentuale più alta, come sempre, al Sud. Con anche molti minori, 1,4 milioni, in stato di povertà assoluta, ma anche con un incremento della percentuale di anziani poveri, dal 4,5% del 2020 al 5,7% del 2021. Numeri, impressionanti, determinati da problemi annosi aggravati dall’impatto economico e sociale devastante della pandemia. Questi dati, relativi al 2021, sono quelli con i quali l’Italia si trova ora ad affrontare le nuove crisi, energetica ed alimentare, il che significa che, in assenza di interventi efficaci volti a contrastare la povertà, i numeri sul tasso di deprivazione ed esclusione sociale, già inaccettabili, a breve non potranno che peggiorare. Una situazione che testimonia impietosamente il fallimento delle misure messe in atto finora, in primis quel reddito di cittadinanza che avrebbe dovuto, secondo le parole dei suoi sostenitori, “abolire la povertà”. Così, evidentemente, non è stato, a riprova del fatto che questo strumento di sostegno economico non è stato capace di raggiungere chi ne aveva realmente bisogno, senza neanche parlare, poi, del fallimento totale sul lato delle politiche attive del lavoro. Oltre a ciò, gli effetti della pandemia dal punto di vista economico-sociale hanno provocato un vero e proprio tsunami che si è abbattuto sul Paese e dal quale ancora non siamo del tutto usciti, perché oltre al blocco temporaneo di molte attività economiche, con conseguenze sul lavoro e sulle entrate di molti italiani, si sono anche verificate trasformazioni di modelli di vita e di lavoro destinate ad avere effetti prolungati se non permanenti. Bisogna avere il coraggio di analizzare la situazione in modo obiettivo e superare misure che si sono rivelate inadeguate alla luce dei numeri, senza farsi condizionare da prese di posizione ideologiche. Quello che l’Ugl chiede al Governo è di agire concretamente per far in modo di veder ridotte queste percentuali, potenziando l’attuale rete di welfare e di protezione sociale per contrastare il fenomeno del progressivo impoverimento degli italiani. Ma anche, al contempo, intervenendo in modo massiccio sul lato delle politiche attive del lavoro mediante programmi di formazione e di riqualificazione dei lavoratori, incentivando le assunzioni ed impostando strategie per la crescita e lo sviluppo, perché l’unica strada per uscire da una condizione di povertà è quella di una – buona – occupazione. Non ci sono scorciatoie: soltanto sbloccando la leva occupazionale e riattivando il mercato del lavoro sarà possibile combattere la povertà e l’esclusione sociale.