Nuove auto: nell’Ue vendite diminuite dell’11,2% (791.546 unità). Registrate perdite a due cifre in tutti e quattro i mercati chiave dell’Ue: l’Italia ha registrato il calo più marcato (-15,1%)

Un brutto risveglio oggi per l’industria automobilistica in Europa, sebbene non inaspettato, visto che si tratta del decimo mese consecutivo. Secondo i dati diffusi da Acea, l’Associazione europea dei costruttori di autoveicoli, le immatricolazioni di nuove auto in Europa (Ue+Uk+Efta) sono diminuite del 12,5% a 948.149 unità, mentre quelle nella sola Unione Europea sono diminuite dell’11,2%, pari a 791.546 unità. I numeri parlano chiaro e fanno temere per la ripresa, nonché per l’occupazione, a fronte delle perdite a due cifre in tutti e quattro i mercati chiave dell’Ue: l’Italia con il -15,1%, seguita da Spagna -10,9%, Germania -10,2% e Francia -10,1%. Da gennaio a maggio 2022, la flessione delle immatricolazioni totali di autovetture nuove in Europa è stata del 12,9% (4,531 milioni) e nell’Ue del 13,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Nello stesso periodo, le vendite hanno frenato nella maggior parte dei mercati della regione: Italia con -24,3%), Francia con -16,9%, Spagna con -11,5% e Germania con -9,3%. Rispetto alle case costruttrici, a maggio le immatricolazioni di auto nuove del gruppo Stellantis in Europa (Ue+Paesi Efta+Uk) hanno registrato una flessione del 14,6%, attestandosi a 191.489 unità, con flessione della quota di mercato al 20,2% (dal 20,7% del maggio 2021). Da gennaio a maggio 2022, le immatricolazioni di Stellantis in Europa sono diminuite del 22,2% (871,604 unità), con quota di mercato passata al 19,2% dal 21,5% dello stesso periodo 2021. A maggio, il gruppo Volkswagen registra un calo del 21,5% (-19,6% nei 5 mesi) mentre Hyundai e Toyota fanno rispettivamente +9,8% e +1%. Se questa è la transizione dall’auto elettrica, spinta dalle scelte dell’UE (stop alla vendita di auto a benzina, diesel e GPL dal 2035), non appare affatto governata. Inutile, quindi, nascondere i timori per il futuro degli stabilimenti automobilistici italiani Stellantis, per i quali i sindacati lamentano mancanza di progetti e prodotti, quindi prospettive, e nei quali, a causa di pandemia, guerra in Ucraina e crisi delle materie prime, si lavora a rilento. Soltanto un giorno fa, infatti, è stato annunciato dai sindacati che lo stabilimento Stellantis di Melfi Stellantis, dove si producono Jeep e 500X, si fermerà dal 17 al 25 giugno, con la dell’attività con il primo turno di lunedì 27 giugno, appunto a causa della mancanza di semiconduttori e forniture.