In un’intervista al Corriere della Sera, Salvini chiede delle risposte su alcuni temi entro la fine dell’estate

«Serve un cambio di passo». Così il leader leghista, Matteo Salvini, si rivolge al governo in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, a poche ore dal voto per le amministrative e il referendum sulla Giustizia che proprio la Lega, insieme ai Radicali, aveva proposto, facendosi portavoce del malcontento verso l’azione di governo, che si sta facendo largo, tra «tutti quei dirigenti e militanti (compresi Zaia e Fedriga) che credevano in Draghi e in questo governo». Abbastanza esplicito ieri sera, Lorenzo Fontana: «Se la Lega non è lì per incidere, inutile stare al governo», ha detto a Quarta Repubblica. «Col perseverare degli errori di Speranza e Lamorgese, di Bianchi e Giovannini, mi chiedono di rifletterci bene», riferisce Salvini. Pur senza fare un-passo-indietro sulla partecipazione leghista nella maggioranza, Salvini sottolinea «una crescente insofferenza» di «sindaci e militanti» nei confronti di «un governo che appare sbilanciato a sinistra su troppi temi». Quali? Il leader della Lega ne elenca quattro – pace fiscale, pensioni, immigrazione, giustizia –, fissando anche una dead-line entro la quale vuole ricevere delle risposte da Draghi, che «deve sapere ce ci sono temi su cui non siamo disposti a transigere»: «Entro l’estate», perché «temo un autunno molto difficile. Ci sono tre mesi per sminare il terreno». Il 18 settembre «sul pratone di Pontida», luogo storico per la formazione leghista, Salvini annuncerà la sua mossa.