In ritardo le sanzioni in caso di rifiuto di Puc o di una attività lavorativa

Fra le polemiche e proposte, il reddito di cittadinanza continua a tenere banco fuori e dentro il Parlamento, coinvolgendo anche Cgil, Cisl, Uil e Ugl che, pur d’accordo sulla necessità di avere uno strumento di contrasto alla povertà assoluta, insistono da tempo sui limiti della misura introdotta con il decreto del gennaio del 2019. Complice in parte la pandemia, il meccanismo è andato presto in tilt sia sul versante dei controlli che su quello della attivazione delle opportunità di lavoro. Enti locali, regioni e centri per l’impiego stanno infatti incontrando grosse difficoltà nel mettere a punto la triangolazione con i percettori del reddito di cittadinanza, con il risultato che i cosiddetti Puc, i progetti utili alla collettività, sono rimasti indietro, mentre le imprese non riescono a trovare personale, soprattutto stagionale. Uno scenario aggravato dal fatto che manca pure un’interfaccia con la guardia di finanza e con l’Inps, con la conseguenza che, fa notare l’Anpal, non sono applicate le sanzioni previste, dalla multa alla revoca dell’assegno stesso in caso di recidiva. Tornado agli stagionali, da più parti arriva la proposta di favorire l’attività lavorativa dei percettori del reddito, sempre perdere il beneficio, arrivando così ad una integrazione fra assegno e retribuzione. Se c’è la volontà politica, sarebbe sufficiente fare un emendamento al decreto-legge Aiuti.