Domenica prossima gli italiani e le italiane saranno chiamati ad esprimere il loro parere su cinque referendum in materia di giustizia. Fra i nostri concittadini, una parte consistente, oltre 8,5 milioni, è anche chiamata ad eleggere il proprio sindaco, colui o colei che poi dovrebbe amministrare e rappresentare una comunità anche rispetto agli organismi sovracomunali. A volte, sembra quasi che l’opinione pubblica, presa da tanti altri aspetti, dimentichi l’importanza e la centralità del voto e della partecipazione popolare. In una democrazia compiuta, il cittadino ha il diritto-dovere di esprimersi su importanti tematiche, con il referendum, o con il voto, per scegliere chi andrà a governare un comune, una regione o direttamente lo stato. Un esercizio vitale che, negli ultimi anni, è andato scemando, con le percentuali di votanti sempre in calo e che oggi, raramente, superano il 60%. Una disaffezione che chiama direttamente in causa la politica e la capacità dei partiti e dei movimenti di mobilitare le persone, una crisi dei corpi intermedi che non risparmia neanche i sindacati. Non a caso, da anni l’Ugl chiede con insistenza la piena attuazione dell’articolo 46 della Costituzione, perché è proprio dalla partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici alle decisioni dell’impresa cui sono occupati che può arrivare la spinta decisiva per il rafforzamento della partecipazione anche elettorale. Tornando a domenica, la giustizia in Italia deve essere riformata; come Organizzazione sindacale abbiamo messo il punto in cima alla lista quando si è iniziato a parlare di piano nazionale di ripresa e resilienza. Dalle amministrative, infine, passa la capacità di riprendersi del territorio.

di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL