Ma secondo l’Onu si tratta di «crimine di guerra». Londra: «Falsa condanna, non c’è alcuna giustificazione» per questa violazione del diritto

Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, esorta «a non speculare sull’argomento della condanna ai mercenari stranieri condannati nel Dpr». Tuttavia l’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni unite ha espresso preoccupazione per le condanne a morte emesse ieri dalla Corte suprema dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk nei confronti di tre stranieri, due cittadini britannici e uno marocchino, catturati mentre combattevano al fianco delle truppe di Kiev. La portavoce Ravina Shamdasani, in particolare, ha sottolineato che, stando a quanto riferito dall’esercito ucraino, i tre condannati facevano parte delle forze armate del paese, quindi «non dovrebbero essere considerati mercenari». La vicenda apre un nuovo fronte diplomatico. Il portavoce di Downing Street ha riferito che il premier britannico, Boris Johnson, si è detto «sconvolto» dalle condanne inflitte ai cittadini britannici e ha chiesto ai ministri di fare «tutto ciò che è in loro potere» per ottenere il rilascio. Per Londra si tratta di una «falsa condanna» per la quale «non c’è alcuna giustificazione» per questa violazione del diritto. La Russia, dal canto suo, ha definito «isterica» la reazione del Regno Unito al riguardo. In una nota, infatti, riportata dall’agenzia Ria Novosti, il ministero degli Esteri russo ha poi sottolineato che i due britannici sono «esattamente dei mercenari e non dei prigionieri di guerra». Secondo l’Onu, dal 2015, le autorità giudiziarie nelle aree dell’est dell’Ucraina in mano ai separatisti russi «non hanno rispettato le garanzie essenziali del giusto processo, come l’udienza pubblica, l’indipendenza e l’imparzialità del tribunale e il diritto a non essere forzato a testimoniare». Nello specifico la portavoce Shamdasani ha sottolineato che «processi del genere contro i prigionieri di guerra costituiscono crimini di guerra». Sul terreno, Kiev ammette le difficoltà. «Questa è una guerra di artiglieria e in termini di artiglieria – è quanto ha spiegato al Guardian, Vadym Skibitsky, numero due dell’intelligence militare –, stiamo perdendo. Tutto dipende, ora, da quello che l’Occidente ci consegna. L’Ucraina ha un pezzo di artiglieria ogni 15 pezzi russi. I nostri partner occidentali ci hanno consegnato il 10 per cento di quanto dovevano».