Domenica 12 giugno: 50 milioni di italiani chiamati al referendum. Il 15 giugno il Senato esaminerà la riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario presentata dalla Guardasigilli Marta Cartabia, oggetto di una lunga trattativa. Le proposte di abrogazione saranno considerate approvate a due condizioni: se andrà a votare il 50% + 1 degli aventi diritto e se i «Sì» otterranno la maggioranza tra i voti espressi

Domenica 12 giugno gli italiani sono chiamati alle urne per un doppio appuntamento: le amministrative, ma solo in 900 Comuni italiani, e il referendum abrogativo (art. 75 della Costituzione) sulla giustizia in tutta Italia. Quest’ultimo, promosso da Radicali e Lega, è composto da cinque quesiti abrogativi. Le urne saranno aperte dalle 7 alle 23. Le proposte di abrogazione saranno considerate approvate a due condizioni: se andrà a votare il 50% + 1 degli aventi diritto e se i «Sì» otterranno la maggioranza tra i voti espressi. Andare a votare è quindi determinante, anche perché il 15 giugno il Senato esaminerà la riforma (controversa) del Csm e dell’ordinamento giudiziario presentata dalla Guardasigilli Marta Cartabia. Coincidenza non irrilevante. Il 1° quesito chiede l’abrogazione della Legge Severino su sospensione, incandidabilità e decadenza per cariche pubbliche in presenza di alcune condanne. Il 2° di eliminare la custodia preventiva in caso di pericolo di reiterazione del reato per i delitti puniti con un massimo di 5 anni di carcerazione. Il 3° chiede che venga eliminata completamente la possibilità per i magistrati di cambiare carriera da giudice a pubblico ministero e viceversa. Il 4° chiede di estendere il potere di voto sulla valutazione dei magistrati anche agli avvocati e ai professori universitari. Il 5° l’abolizione dell’obbligo di raccolta firme per i magistrati intenzionati a candidarsi al Consiglio Superiore della Magistratura. I due partiti promotori, Lega e Radicali, sono ovviamente per il «Sì» a tutti e cinque i quesiti. Forza Italia è a favore di tutti e 5 i quesiti, che Silvio Berlusconi ha definito «fondamentali». Fratelli d’Italia ha deciso di appoggiare il «Sì» solo su 3 quesiti e quindi il «No» su sulla legge Severino e sulla custodia cautelare (n° 1 e 2). Coraggio Italia auspica una vittoria, in particolare, quella del quesito sulla separazione delle carriere. Matteo Renzi, e quindi Italia Viva, ha sposato la battaglia della Lega e voterà sì a tutti i quesiti, considerando troppo tiepida la riforma Cartabia. Così anche Azione, di Carlo Calenda. Il Movimento Cinque Stelle è contrario al referendum e favorevole alla riforma Cartabia. Il Pd ha lasciato libertà di coscienza, ma con sbilanciamento pesante da parte del segretario Enrico Letta, che ha annunciato il suo voto: 5 no. Tuttavia qualcuno nel suo partito si è schierato per il «Sì», anche se non su tutti e 5 i quesiti: il costituzionalista Stefano Ceccanti, Enrico Morando, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, l’ex capogruppo Andrea Marcucci.