Conversione del provvedimento a rilento; servono chiarimenti urgenti

Complice la campagna elettorale per le amministrative e il referendum, procede a rilento la conversione in legge del decreto Aiuti, l’ultimo provvedimento urgente varato dal governo Draghi per venire incontro alle famiglie e alle imprese, alle prese con le conseguenze del Covid-19 e della guerra russo-ucraina. Il decreto Aiuti, come noto, prevede, fra le altre cose, l’erogazione di un bonus monetario di 200 euro. Tale contributo è riconosciuto ai lavoratori dipendenti e a tutta una serie di tipologie diverse, tenendo conto di un tetto reddituale che, nel caso dei dipendenti, è fissato a 35mila euro. Nel corso dell’audizione di qualche giorno fa, Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno evidenziato alcune carenze nello strumento. Soprattutto l’Ugl ha parlato di zone d’ombra, in quanto l’attuale formulazione del testo sembra escludere alcune tipologie di lavoratori. Considerazione espressa pure dalla Cgil. Sempre l’Ugl ha anche osservato una seconda questione: l’accesso al contributo non è uguale per tutti, ma può essere a domanda oppure erogato d’ufficio. Il dover presentare domanda potrebbe rappresentare per molti un ostacolo di difficile soluzione. Visto che, almeno al momento, non è previsto un ristoro per caf e patronati, potrebbe capitare che qualche lavoratore, non dipendente, si possa ritrovare a dover pagare il servizio, finendo così per percepire meno dei 200 euro previsti, un paradosso.