UE: nel 2035 stop alle auto a benzina e diesel. Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia convinti che il provvedimento possa costare centinaia di migliaia di posti di lavoro

Mentre continua la corsa dei prezzi dei carburanti – soltanto ieri, secondo “Quotidiano energia” il prezzo medio della Benzina self supera quota 2 euro –, la plenaria dell’Europarlamento ha avallato la proposta della Commissione europea di terminare le vendite di auto nuove a benzina e diesel nel 2035. Proprio mentre l’industria si stava già faticosamente preparando a contribuire al già difficile obiettivo di un’Europa a emissioni zero nel 2050. L’emendamento sostenuto dal Ppe, che prevedeva una riduzione delle emissioni di CO2 del 90% invece che del 100%, non è stato approvato. L’ok dell’emiciclo alla posizione negoziale degli eurodeputati sugli standard di emissioni di CO2 è arrivato con 339 voti a favore, 249 contro e 24 astenuti. Pd e M5s esultano. Il secondo, in particolare, attraverso l’eurodeputato, Mario Furore, per il quale «l’auto elettrica è il futuro, l’auto a benzina e quella diesel sono il passato». Non tutti sono d’accordo, ovviamente, e il Governo italiano si ritrova nuovamente diviso. Tutti i partiti di centro destra, infatti, hanno protestato. Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia sono convinti che il provvedimento possa costare centinaia di migliaia di posti di lavoro. Matteo Salvini sul suo profilo Twitter scrive: «Una follia assoluta. Un regalo alla Cina, un disastro per milioni di lavoratori italiani ed europei». A protestare anche l’Anfia, cioè l’associazione che riunisce gli industriali del settore. I sindacati chiedono al Governo un confronto sulla transizione, in gioco in primis i posti di lavoro legati alla produzione di componenti, che non serviranno per l’elettrico, e calcolati intorno a 70 mila unità (tutto il settore ne garantisce 161 mila). Così il direttore Anfia, Gianmarco Giorda: «L’elettrico a oggi non è in grado di compensare la perdita di posti di lavoro, non basta costruire colonnine di ricarica o altri componenti. Servono piuttosto azioni per portare in Italia pezzi di filiera legati alla produzione di batterie per le auto elettriche». Unica “consolazione”: l’approvazione, grazie ai partiti italiani, di un emendamento (ribattezzato salva-Ferrari o salva Motor Valley) che proroga fino all’inizio del 2036 la possibilità di avere deroghe sulle emissioni di Co2 per i piccoli produttori di auto (tra mille e diecimila) e per i furgoni (fino a 22 mila). Ora il Parlamento europeo dovrà negoziare la proposta con il Consiglio, quindi con gli Stati membri, che non sembrano essere esattamente a favore, per arrivare all’approvazione finale, prevede come obiettivi intermedi la riduzione delle emissioni al 55% entro il 2030 (50% per i furgoni).