di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

L’Ugl, sin dalla fondazione della Cisnal, ha fatto della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese un punto fermo, una vera e propria “meta sociale” da raggiungere nell’ambito di una visione delle relazioni industriali ed in generale della società fondata su una cooperazione fra produttori, nell’interesse reciproco e per il superiore interesse nazionale. Per tanti anni siamo stati gli unici ad indicare questa come la giusta direzione per un modello di sviluppo economicamente sostenibile e socialmente inclusivo, mentre altri attori politici e sindacali puntavano sul concetto di lotta di classe. Due modi molto diversi di intendere il percorso per il raggiungimento di una maggiore emancipazione e di migliori condizioni per i lavoratori. Spesso, il nostro modello è stato criticato ed osteggiato. Fortunatamente nel corso degli anni le cose sono profondamente cambiate e le trasformazioni dei processi produttivi, dell’economia, del commercio, in Italia e nel mondo, hanno reso evidente a tutti, o quasi, la fondatezza delle nostre idee, aumentando il numero dei sostenitori della partecipazione. L’articolo 46 della Costituzione è ancora inattuato, ma, in questo periodo storico, di emersione di tutte le criticità latenti della globalizzazione, che già erano presenti ma che adesso, a seguito della pandemia prima e della guerra poi, sono deflagrate, è innegabile la presenza di segnali forti in sostegno della partecipazione. Lo testimoniano le recenti parole del ministro del Lavoro, Andrea Orlando – esponente di punta, fra l’altro, dell’ala sinistra del Pd, partito solitamente orientato in modo ben diverso – che, oltre ad aver affermato che nella Ue è in discussione una direttiva “finalizzata ad introdurre negli stati membri la cogestione delle imprese”, si è anche detto favorevole ad suo un recepimento in Italia, invitando ad una riflessione e ad un confronto sull’argomento. Mettendo il tema della cogestione – ossia la forma più compiuta di partecipazione, non solo agli utili, ma anche alle decisioni aziendali, con rappresentanze dei lavoratori nei CdA – al pari degli altri due obiettivi del suo mandato ministeriale, salario minimo e rappresentanza sindacale. Naturalmente l’Ugl è disponibile al confronto su una materia per noi così importante e sentita. Il mondo sindacale sembra ancora molto diviso, ma forse ora, con l’intervento europeo e una politica italiana più attenta e bendisposta, rispetto all’ostracismo del passato, i tempi si sono fatti finalmente maturi per la realizzazione della partecipazione in Italia. Dal canto nostro, lo ribadiamo, questa soluzione, giusta da sempre, è oggi è particolarmente utile per aiutare il nostro sistema produttivo a superare il frangente attuale di crisi e gettare le basi per una ripresa sostenibile ed inclusiva.